1 recensione dell’album Mouth Dreams di Neil Cicierega

Questa è la mia recensione di Mouth Dreams di Neil Cicierega, un artista che mi sta particolarmente a cuore. Tutto ciò di musicale che ho fatto finora nella mia vita l’ho fatto ispirandomi a lui, a quelli a cui lui si è ispirato e a quelli che si sono ispirati a lui.
Ma andiamo con ordine e vediamo da dove ha origine il suo stile.

C’erano una volta gli YouTube Poop, un termine che identifica tutto un filone di video comici derivativi, estremamente amatoriali, che trovavano spazio in rete agli albori di YouTube, e che il sottoscritto ai tempi dei primi anni di liceo consumava a profusione. Video che adoperavano come meccanismo comico quello del montaggio buffo/demenziale: si prendevano filmati già esistenti, spesso estrapolati da programmi/film/videogiochi trash, e li si rimodellava come pongo: frasi con parole invertite, parole ripetute fino allo sfinimento, video riproposti al contrario. C’erano anche gli YTPMV, cioè gli YouTube Poop Music Videos, che facevano la stessa cosa ma in forma musicale.
Fin qui niente di speciale, si trattava di produzioni tremendamente sceme e naif, ma bastavano a tenere un ragazzino di 13 anni come me incollato a YouTube per delle ore.

Flash forward all’estate del 2017. In quel periodo entrai in fissa con una tendenza-meme che consisteva nel mettere la parte cantata di All Star degli Smash Mouth, anche conosciuta come “la canzone di Shrek”, sulle basi musicali di altre canzoni. Su YouTube c’erano centinaia di esperimenti di questo tipo. C’era chi aveva messo All Star sulla base di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana, chi su Sandstorm di Darude, chi addirittura sulle sinfonie di Beethoven. Praticamente degli YTPMV fatti con più impegno rispetto a quelli tradizionali.

Finché a un certo punto tra i video correlati beccai il thumbnail di un album. In copertina c’era il faccione di un ragazzo magrolino e sbarbato in posa ironicamente ammiccante, illuminato da un filtro verdognolo e con la scritta in alto “Mouth Sounds”. Lo cliccai e mi si aprii un mondo. Un album al 90% composto da mashup di All Star realizzati magistralmente. Potete immaginare la mia gioia quando scoprii che quell’artista, Neil Cicierega, aveva pubblicato altri due album mashup, uno tra l’altro nuovo di zecca proprio quell’anno.

Sia ben chiaro, prima di lui ci sono state decine di migliaia di altri maestri del mashup, ma – a mio modesto parere – Neil è stato il primo a dare ai mashup un’anima, o comunque un’anima diversa da quella che possiamo trovare in pezzi di artisti altrettanto validi come ad esempio Girl Talk.
La tecnica di molti suoi colleghi consiste spesso nel mettere insieme due pezzi pop per creare il pezzone pop definitivo. Neil, invece, sembrerebbe puntare sempre sullo scioccare l’ascoltatore, mettendo insieme due (o più) cose che non avrebbero nessun motivo di esistere insieme e farle funzionare alla perfezione, andando spesso ad alterare le lyrics stesse mettendo in bocca ad artisti famosi le frasi più assurde.

Neil Cicierega è un figlio spirituale degli YouTube Poop e degli YTPMV, che ha saputo trasformare una tecnica dei primi anni 2000 in un’arte nel decennio successivo.

Adesso facciamo un ulteriore passo avanti. Il 29 settembre del 2020, in piena pandemia da Covid, Neil rallegra i suoi fan con una notizia: il giorno dopo sarebbe uscita la sua quarta fatica: Mouth Dreams, che io ovviamente mi scapicollai ad ascoltare appena uscito.

Forse mi lasciai influenzare troppo dall’opinione di Neil, che alla presentazione del disco disse che questo nuovo album fosse meno bello dei suoi lavori precedenti, o da quella di Anthony Fantano (il più influente critico musicale della rete) che condannò Mouth Dreams a un funesto 4 su 10 (diede 9 su 10 all’album precedente, Mouth Moods).
Fatto sta che Mouth Dreams ai primi, casuali ascolti mi suonò insipido. Così per i successivi due anni mi limitai a riascoltare occasionalmente giusto le poche tracce che mi avevano colpito di più al primo ascolto: SpongeRock, Just a Baby e Ribs.

All’inizio del 2023, in modo totalmente randomico, decido di dare a tutto Mouth Dreams una nuova chance.

Ci perdo completamente la testa.

Io credo sinceramente che con questo progetto Neil abbia dato il meglio di sé. Perché Mouth Dreams non è un mashup album come i suoi tre progetti precedenti, questo è un mashup album che è ANCHE un concept album, cosa che mi era totalmente sfuggita ai primi ascolti.
Tutto l’album, infatti, ruota attorno al concetto del dormire/sognare o, al contrario, a quello di insonnia, con riferimenti al mondo onirico che si susseguono a raffica nei titoli, nelle parole dei brani campionati, nei titoli delle canzoni originali prese in prestito, se non addirittura nei nomi degli album da cui quei brani sono estrapolati. Ad esempio, uno dei brani campionati da Neil in un suo pezzo è Brain Stew dei Green Day, che guarda caso figurava nell’album Insomniac.
“Mouth” e “Dreams” sono altre due parole estremamente frequenti nel disco. Nella seconda traccia introduttiva, grazie a un trucchetto di editing, il titolo dell’album viene messo in bocca a Rod Serling.

C’è poi da segnalare quest’abilità di Neil nell’andare a campionare prodotti audio vintage da fonti oggi semisconosciute, spesso pescate dalla cultura pop di svariati decenni fa. Tra le chicche campionate che rientrano in questa categoria troviamo:

  • Egg-sactly what’s inside: traccia numero 2 di una musicassetta intitolata That’s my Ronald che nel 1997 veniva regalata nei McDonald’s con ogni Happy Meal (campionata nel brano Get Happy).

  • Ewok Celebration: un rap in gibberish a tema Star Wars realizzato da Meco nel 1983 (campionato nel brano Limp Wicket).

  • Powerhouse di Raymond Scott: una base musicale che accompagnava le scene frenetiche in alcuni vecchi cartoni dei Looney Tunes, che Neil mescola con Fell in love with a girl dei The White Stripes creando un capolavoro assoluto (Whitehouse).

Mouth Dreams è un album che va ascoltato tutto, e più volte per essere capito appieno. Dopo averlo riascoltato per almeno un’altra cinquantina di volte, posso dire con certezza che Mouth Dreams è il miglior album mashup di Neil Cicierega. Potrei persino azzardare una follia e sostenere che Mouth Dreams sia il mio album preferito di sempre, perché nei miei 29 anni di vita, in cui ho ascoltato veramente di tutto, non mi era mai capitato di imbattermi in un progetto musicale di VENTISEI tracce di cui non ce ne fosse neanche una che non mi piacesse. Un’ora e un minuto in cui ad ogni ascolto Cannibals, Just a Baby, Superkiller, Fredhammer e almeno un’altra ventina di tracce di questo album fanno a cazzotti fra di loro nella mia testa per stabilire quale debba essere la mia preferita. Alla fine credo che non ci sarà mai un vincitore definitivo, motivo per il quale ho abbandonato subito l’idea iniziale di rendere questo articolo una classifica di brani.

La mia recensione dell’album termina qua.
Nel 2017, però, ho scritto altri due articoli dedicati a Neil Cicierega, che allego qui in basso.
Alla prossima e buona lettura!

5 migliori brani dell’album Mouth Moods di Neil Cicierega
5 easter eggs in Mouth Silence di Neil Cicierega

Emanuele

Nato nel 1994. Terminato il liceo scientifico, si iscrive all'Università Federico II di Napoli dove si laurea in Culture digitali e della comunicazione nel 2015 e in Comunicazione pubblica, sociale e politica nel 2018. Nel 2016 ha fondato XCose assieme ad alcuni amici, ma negli anni ha scritto articoli anche per Web a Colazione e Ambiente Solidale. Nel 2019 tramite Patreon ha collaborato ai testi di 3 episodi di Epic Rap Battles of History, di cui uno tutt'oggi inedito. Ha fatto un paio di interventi nello show comico americano Good Mythical Morning.