1 Recensione di Echi in tempesta, di Christelle Dabos

Con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto avevo preventivato, ho avuto modo di concludere questa saga. Avrei voluto scrivere “finalmente”, ma la verità è che nessuno vorrebbe mai abbandonare il mondo in cui si cala iniziando un libro, in particolare se ben strutturato e affascinante come quello de L’Attraversaspecchi.

Siamo arrivati alla chiusura della storia, allo scioglimento di ogni dubbio, dobbiamo essere pronti a salutare Ofelia e Thorn (io non lo sono, quindi rileggerò tutta la saga dall’inizio, forse più volte) nel modo più drastico possibile.
Tutti i nodi vengono finalmente al pettine, avremo modo di scoprire cosa si annida dietro la caduta delle arche e il mistero di Eulalia e l’Altro, passeremo per diversi stadi di terrore e depressione perché, nonostante le difficoltà, Christelle Dabos ha sempre la capacità di coinvolgere emotivamente il lettore dalla prima all’ultima pagina.

Parlo di difficoltà in quanto sembra che per l’autrice sia stato difficile incastrare tutti gli elementi che inserisce e spiegare bene la matassa che ha in mente. Il motivo principale, a quanto sembra, sta nell’attenzione data maggiormente alla creazione della Lore dietro la trama piuttosto che alla chiusura di tante sottotrame. Non è il finale che meritiamo né quello di cui abbiamo bisogno, perché non si tratta di noi, ma della storia: senza spoiler, il finale (aperto) sarà sorprendente per quanto coerente con il resto della trama.

Certamente viene lasciato poco spazio ai personaggi secondari, ma avevamo davvero bisogno di sapere cosa succede a Berenilde o ai numerosi e invadenti parenti di Ofelia? Dopo aver creato ramificazioni e motori portanti, la Dabos conclude la saga con una velocità disarmante, ma nessuno è perfetto. Da lettrice mi sento abbastanza soddisfatta per lo scioglimento delle situazioni come anche per l’evoluzione dei personaggi, in particolare dei protagonisti.

Abbiamo infatti modo di giungere alla maturazione totale di Ofelia e Tohrn come coppia di due persone ben distinte, rispettose delle capacità e dei bisogni l’uno dell’altro. Insieme sono in grado di superare gli ostacoli più duri che abbiano mai affrontato fino ad ora, capaci finalmente di una totale fiducia reciproca più importante anche dell’amore.

Il libro riparte dalla chiusura, ovvero il crollo di Babel e delle altre Arche, con i nostri sposi preferiti che si scervellano per comprenderne la causa e fermare la catastrofe. Gran parte della vicenda si svolge all’interno dell’Osservatorio, conosciuto in La Memoria di Babel ed ora finalmente esplorato. Le settimane che Ofelia trascorre al suo interno sono le più angoscianti e soffocanti dall’inizio della saga, io stessa mi sono sentita avvolgere da una cappa di oppressione dal momento esatto in cui lei vi entra.
Incroceremo poco i personaggi che già conosciamo, ma non ne sentiremo troppo la mancanza, troppo concentrati a conoscere i motivi della Lacerazione che ha portato alla formazione delle arche, scoprire i misteri che si annidano dietro le bugie di Babel, risolvere gli enigmi che turbinano attorno agli spiriti familiari.

Ofelia avrà il riconoscimento che meritava già da Fidanzati d’inverno: la Dabos ha creato una donna minuta e cagionevole ma indipendente, coraggiosa, pronta a combattere con tutte le proprie risorse per ottenere la propria individualità. Thorn ha invece imparato ad aprirsi, condividere per essere compreso, lavorare in squadra. L’evoluzione del suo personaggio può sembrare minima e scontata, ma basta riflettere su quel poco che sappiamo del suo passato per apprezzare ancora di più la capacità che ha dimostrato nel sapersi riformulare accettando Ofelia nella sua sfera privata.
Senza dubbio i due sono una bella coppia, ma non inseparabili. Da sempre hanno lottato su linee parallele ed ora, pur avendo uno scopo comune ed essendo finalmente riusciti a risolvere le difficoltà emotive, sono in grado di non dipendere l’uno dall’altro senza attendere un mirabolante salvataggio dell’ultimo secondo.

Se di solito ogni libro di una saga ha il proprio scioglimento verso la fine, L’Attraversaspecchi è un’unica grande storia che sembra suddivisa in quattro volumi più per l’ampiezza degli stessi che per esigenze di trama, si potrebbero leggere tutti d’un fiato senza sentire la fatica di spezzare e riconcentrare l’attenzione. Il continuo crescendo della tensione emotiva avrà certamente causato ipertensione e occhi roventi per mancanza di riposo, ma ne vale la pena!

L’Attraversaspecchi si riconferma una saga originale e trascinante, fa parlare di sé e si barrica nei cuori dei suoi lettori grazie alla sua capacità di spaziare tra vari generi e numerosi riferimenti a diverse culture. La Dabos sembra intenzionata, dietro AMPIA richiesta dei fan, a scrivere anche un quinto volume. Vedremo, ma anche questa conclusione che ci ha fatto tanto tribolare si può ritenere ben valida.

Laura Sannini

Editor perennemente in guerra per la salvaguardia dei diritti (qualunque diritto), Laura è una fiera classicista e amante delle storie sotto qualunque forma. Tenta di farsi strada nel mondo, per nulla modestamente, esprimendo i suoi pensieri per iscritto senza peli sulla penna.