1 recensione di “Frankenstein” di Mary Shelley
Ed eccomi ora alla parte più commovente della mia storia. Riferirò quegli eventi che mi hanno tramutato da quello che ero in quello che sono.
E’ questo uno dei momenti salienti dell’opera, in cui sentiamo per la prima volta la graffiante voce del mostro, che narra al suo ingrato creatore la sua storia.
Meravigliosi sono i discorsi e invidiabili le qualità morali attribuite allo stesso, che si riscontrano nelle battute che vengono scambiate con Victor Frankenstein, il suo artefice.
Abbandonato da quest’ultimo appena gli aveva donato la preziosa vita, odiato da tutti, solo, impaurito, il mostro tenta invano di trovare negli uomini quei sentimenti di bontà e quelle virtù che tanto vengono declamate dagli stessi, ma alla fine si ritrova sempre in un mondo che lo spinge a cambiare se stesso, in funzione di una società piena di pregiudizi e malvagità.
Elaborato, plasmato, generato da Mary Shelley, il romanzo gotico prende vita e si insinua profondamente nella nostra vacillante mente.
Il romanzo è sì affascinante ed emozionante che arriverete ad un punto in cui sentirete il tormentoso bisogno di continuare a divorare voracemente la storia, ma contemporaneamente non potrete, perchè avrete bisogno di distogliere per qualche istante l’attenzione dalle sofferenze e le angosce che affliggono Frankenstein e il suo mostro; la trama è infatti così ingegnosa e la lettura così coinvolgente che vi renderà non semplici lettori, bensì confidenti, con cui il libro sfogherà il suo contenuto, e non sarà possibile non commuoversi per le tragiche circostanze in cui si sviluppa la vicenda o non provare gli stessi tormenti che inglobano i protagonisti.
Il sospiro della tranquillità non aleggia nel cuore di nessunno dei personaggi.
Adottando un lessico elegante e lento, Mary Shelley trasmette a pieno quel senso di stasi fatale, che sfocia nell’impotenza, che Frankenstein vive costantemente, subendo inevitabilmente il destino che imperversa crudelmente contro lui.
Nulla è più penoso per lo spirito umano, dopo i sentimenti provocati da una rapida successione di evventi, della mortale calma che a essi segue, calma che nega all’animo sia la spetanza che la paura.
Terrorizzato dalla sua opera, distrutto dal dolore e dai sensi di colpa, Victor Frankenstein vive un’esistenza di sofferenze e rimorsi non più leggera di quella del mostro.
Perseguitato dall’odio verso se stesso e la sua opera, finirà i suoi giorni tentando di catturare la sua creatuta e ucciderla per vendicare la sua famiglia.
Vendetta è quel flusso irrefrenabile e freddo che spinge entrambi i personaggi a commettere azioni orribili e subdole.
Ma chi dei due avrà davvero il fardello di aggiudicarsi il titolo di “demone” e “assassino“?
Andando avanti nella lettura si arriva ad un punto in cui non è più chiaro chi sia effettivamente l’antagonista e chi il disgraziato protagonista.
Infatti, cosa c’è di più orrido dell’uccidere una famiglia, gli amori e gli affetti ad essa legata?
Ma d’altra parte non è forse anche la morte spirituale un omicidio della persona stessa?
Le sofferenze che tale appassimento dell’animo determina, non sono paragonabili a quelle di un lutto?
Cosa determina il veder i propri principi soffocati e seppelliti, uccisi dalla vita stessa, che assume l’aspetto di inarrestabile torturtrice?
Cosa rimane ad un uomo nel momento in cui le sue speranze, i suoi sogni, la sua esistenza tutta vengono assassinate riducendo la sua vita ad un feroce vagabondaggio?
Solo la morte, e il desiderio che essa arrivi al più presto.
La figura del mostro è apparentemente malvagia e demoniaca, ma come non rimanere commossi difronte ai racconti delle sue sventure, alla sua solitudine, al suo semplice desiderio di poter essere amato come lui stesso ama l’uomo?
…imparai ad ammirare le virtù e a deprecare i vizi dell’umanità. L’idea del delitto mi era estranea; sempre benevolenza e generosità erano presenti ai miei occhi…
Come tali propositi positivi, possono generare una reazione tanto contraria nel proprio sostenitore?
E’ proprio il veder cadere quei principi e quei valori in cui tanto si crede che determina una delusione troppo pesante e aspra nel cuore dello sconfitto; il non poter avere ciò che sarebbe giusto e semplice ricevere dal mondo rende folli.
L’unica consolazione della creatura diventa la distruzione del suo creatore, il suo scopo quello di rendergli la vita meno sopportabile della morte.
Entrambi i personaggi sono solo due ombre che vagano sfidando il destino e attendendo la benevola e pacificante fine.
Amazon Wikipedia