1 recensione di Il mare senza stelle, di Erin Morgenster
Gli ultimi 2 mesi sono stati pregni di eventi, tanto che un nuovo libro fatica a farsi strada tra le notizie, eppure mi é stato difficile ignorare le varie voci che parlavano di questo volume.
Inutile mentire: ero scettica riguardo un fantasy auto-conclusivo di 600 pagine, pubblicato da una casa editrice che generalmente non si occupa del genere e proveniente da un’autrice misconosciuta.
Il Mare senza Stelle va letto con pazienza, con consapevolezza e tantissima voglia, perché non é un libro facile e veloce, anzi. Di molti personaggi si comprende la natura solo alla fine, la struttura non aiuta e il senso di una serie di racconti sparsi tra libri che vengono trovati in momenti diversi della trama principale puó fuorviare.
I lati positivi sono molti, partendo dallo stile elegante della narrazione e dalla trama che, pur interrotta dai racconti, si lascia seguire con interesse in continua crescita.
Conosciamo subito il nostro protagonista, un bambino che trova una porta ma non la apre; diversi anni dopo Zachary Ezra Rawlings scopre un libro di racconti nella biblioteca della propria universitá e legge di sé stesso davanti a quella porta.
In cerca di risposte, poco aiutato da Google search, si reca ad una festa in maschera dove danzerá con Il re dei mostri selvaggi sottoforma di una donna misteriosa ed ascolterá la storia del Tempo e del Fato da un magnetico sconosciuto. Verrá immediatamente trascinato nella loro organizzazione che, senza troppi spoiler, si occupa di custodire storie.
La trama principale si sviluppa attorno alla Baia, un non-luogo dove spazio e tempo hanno poco significato, pieno di gatti e libri, con una cucina piú che servizievole e ricco di simboli ma (e questa é una novitá) non di personaggi.
I protagonisti dei fantasy sono generalmente adolescenti in crescita o adulti che sono nati nel contesto in questione, mentre Zachary é un giovane uomo in procinto di completare i suoi studi come (e quí l’autrice ha osato molto) esperto di videogiochi e LORE, ha una sessualitá ben definita e presentata senza peli sulla lingua, un background non troppo presente (in quanto non necessario) e la possibilitá di non sforzare la sospensione dell’incredulitá piú di quanto non richieda il resto del libro, in quanto la sua sparizione dal nostro “mondo” provoca uno scombussolamento molto lineare.
Vado a spiegare la mia ultima affermazione: una delle cose che piú mi infastidisce di molti libri con adolescenti che spariscono per giorni sono i genitori che accettano passivamente la cosa, zittendo le proprie remore grazie a spiegazioni arrabattate o alla felicitá di riavere il proprio pargolo sotto controllo. Zachary é un adulto senza amici e con pochi rapporti con il padre; le uniche a preoccuparsi per lui sono la madre, una veggente con una profezia precedente a tranquillizzarla, e la sua compagna di corso /migliore amica Kat, che per due anni lo cercherá senza sosta e con non pochi problemi, interpellando la polizia e finendo in un mirino che la metterá a rischio. Un risvolto sensato!
Il forte simbolismo che caratterizza questo libro (fin dalla copertina) viene spesso lasciato all’interpretazione del lettore, anche giunti alla fine della storia non si hanno molte certezze, ma è questo il bello di libri simili: poter discutere con altri lettori, riflettere autonomamente, trovare le proprie risposte. I richiami ad altre opere (Alice nel paese delle meraviglie, Harry Potter, Narnia e videogiochi vari) fanno sorridere il lettore più nerd permettendogli una maggiore identificazione con i personaggi.
Astraendosi abbastanza dalla storia diventa chiaro che Zachary inizia a vivere la sua nuova situazione come in un sogno, accettando passivamente tutte le stranezze con cui viene a contatto ma cercando comunque delle risposte; capiamo che il protagonista del racconto non è Zachary, né Mirabel, Dorian o il Fato, ma il racconto stesso in quanto forma di narrazione evocativa.
Le storie sono parte di qualcosa, hanno un inizio e una fine solo per chi le ascolta, ma c’è sempre un prima e un dopo, ed è quello che la Morgenster esprime in queste coinvolgenti pagine dandoci l’impressione che manchi qualcosa ad ogni racconto presentato sottoforma di pezzo di un puzzle che andrà a creare la trama principale.