1 Recensione di La bastarda di Istanbul, di Elif Şafak

L’odio ancestrale tra due popoli, le differenze culturali, la storia che permea il presente… La bastarda di Istambul è un romanzo che mostra come tutto ciò possa essere superato con intelligenza, amore, razionalità, senza dimenticare né rinnegare il proprio passato culturale.

In questo romanzo al femminile gli uomini sono più delle appendici dotate di linguaggio che compagni o sostegni, le due famiglie protagoniste sono di stampo matriarcale dove gli uomini vengono allontanati il prima possibile, in quanto non sembrano in grado di contribuire positivamente alla trama.

Sebbene le protagoniste possano essere identificate nelle giovani Armanoush e Asya, nulla vieta al lettore di concentrarsi anche sulla madre di Asya, Zeliha, che da diciannove anni convive con l’onta di essere una ragazza madre in una Istanbul che ancora ricorda gli avvenimenti del 1915 che hanno portato la nascita della Repubblica Turca. La procace ragazza sfida le norme della buona condotta in ogni modo, ma ciò non significa che amerà meno la bambina, che crescerà senza un padre.

Nel gineceo rappresentato dalla propria famiglia (tre sorelle, madre e nonna, nonché ora la figlia) Zeliha ha cresciuto una ribelle senza mai dire a nessuno la tragica storia del suo concepimento, rendendo Asya sempre più rabbiosa nei confronti di una madre che, per semplicità (e forse anche un pizzico di crudeltà) chiama “zia” assimilandola alle sue sorelle e soprattutto vivendo senza un passato, che rigetta sia dal punto di vista storico che familiare.

Al contrario di Asya, la mezzosangue Armanoush non fa che chiedere alla sua madre americana Rose informazioni sulla propria identità armena che non ha mai vissuto appieno, arrivando a compiere un viaggio e stabilirsi proprio nella casa del suo patrigno, zio di Asya.

L’importanza che la città di Istanbul ricopre non solo nella memoria della sua gente, ma anche nell’intreccio di ogni romanzo dell’autrice, è pienamente rappresentata dalle magnifiche descrizioni di cui la Shafak impregna il libro, come l’aroma speziato dei ricchi piatti di entrambe le culture.

Ricordo inoltre che questo è il suo secondo romanzo scritto direttamente in inglese, sebbene venga considerato a ragione un esempio di letteratura turca (un grande esempio, messo in luce dal premio Nobel Orhan Pamuk).

La bastarda di Istanbul si fa amare dalla prima pagina, nonostante possa essere considerato un libro dall’inizio lento ha i suoi motivi per non entrare immediatamente nel vivo. Dopotutto, la storia (intesa come memoria) è fatta per essere raccontata nei suoi particolari, vale decisamente la pena di capire ogni dettaglio di questo racconto.

Non deluderà.

Laura Sannini

Editor perennemente in guerra per la salvaguardia dei diritti (qualunque diritto), Laura è una fiera classicista e amante delle storie sotto qualunque forma. Tenta di farsi strada nel mondo, per nulla modestamente, esprimendo i suoi pensieri per iscritto senza peli sulla penna.