1 Recensione di Squallor di Fabri Fibra
Oggi XCose.it vi propone il proprio punto di vista su Squallor di Fabri Fibra, l’ottavo disco da solista del rapper di Senigallia uscito il 7 Aprile 2015.
Il disco contiene 18 tracce più 3 tracce bonus per la versione iTunes.
Squallor di Fabri Fibra è un album particolare, quasi difficile da analizzare e descrivere. Per farlo, partiamo “dall’esterno”: dalla copertina, ricordandoci che una delle qualità di Fibra è quella di riuscire ad azzeccare spesso la copertina adatta alle tracce contenute nei dischi.
La prima volta che vidi la copertina di Squallor ricordo che il primo pensiero fu: ”tutto qua?”.
Una scritta monocolore su uno sfondo monocolore, spazio vuoto. Quello stesso vuoto che viene nominato e adoperato spesso nel disco, quando Fibra blocca le strumentali e comincia a cantare a cappella, come avviene ad esempio nel brano “Il rap nel mio paese”: “togli la base non c’è problema posso andare anche a cappella”, o ancora meglio in “E tu ci convivi”, il pezzo con il featuring di Guè Pequeno: “ferma la traccia, eccolo: il vuoto”.
La copertina dunque è rappresentata dalla scritta “FABRI FIBRA SQUALLOR” gialla su uno sfondo completamente nero. Questa semplice copertina comunica alla perfezione lo stile macabro e “nero” che caratterizza le tracce dell’album, sia nei testi che nelle strumentali, meravigliosamente cupe e “criptiche”. Senza contare il completo e positivissimo (almeno a parere di chi scrive) cambiamento di stile di Fabri Fibra, adesso quasi irriconoscibile rispetto a quello più mainstream di “Tranne te” e “L’italiano balla male”. Questo suo cambio di stile e la sua decisione di distaccarsi da certe caratteristiche del rap un po’ più commerciale sono ben descritte nel brano “Alieno”.
Tra l’altro, va segnalato che l’album Squallor è uscito senza promo e senza marchette in tv, a sottolineare ancora di più come Fabri Fibra abbia voluto distaccarsi da certe logiche del mercato musicale. L’unico preannuncio dell’album è stato un dissing lungo ben 11 minuti intitolato “Niente di personale” rivolto al rapper Vacca e pubblicato su YouTube. Da questo dissing già si preannunciava tutto ciò che Squallor sarebbe stato: un album ora riflessivo, ora critico verso la scena, ora aggressivo e senza peli sulla lingua.
Squallor di Fabri Fibra è davvero un album diverso da tutti i suoi dischi precedenti: uno stile innovativo, parole ripetute all’infinito ma che non rendono per niente i tesi noiosi ma anzi, assieme alle strumentali cupe aiutano a comunicare un senso di mistero, come avviene in “Dio c’è” e nella bellissima “Cosa avevi capito?” (quest’ultimo a mio parere è il pezzo con la strumentale più bella dell’intero disco).
Una delle caratteristiche che più mi è piaciuta dei pezzi di Squallor di Fabri Fibra è il modo in cui il rapper gioca con le basi: come è stato già detto le ferma, poi le rallenta, le chiama a sè, modifica i testi stesso nel corso delle canzoni, come in “E tu ci convivi”, dove, nella seconda strofa, abbandona per un attimo il filo del discorso per farci sentire come suona il ritornello aggiungendo “chico”: “con la musica fai come ti pare, smonta, scrivi, metti davanti il chico e scretcha, chico-tu ci convivi”.
Bellissimo anche il pezzo “Dexter”, cantato assieme a Nitro e Salmo: le due punte di diamante della Machete Crew. La particolarità sta nel fatto che in questo brano sembra che Fibra abbia cercato di uniformarsi allo stile hardcore e truce degli altri due, lo stile della Machete, a partire dal titolo che già evoca il serial killer protagonista dell’omonima serie tv.
Bello anche “Playboy”, il pezzo con Marracash: ascoltando l’inizio della canzone, l’impressione è che stia per partire il classico pezzo “tamarro” col featuring, ormai un classico degli album rap di oggi, ma ascoltando meglio ci si accorge del colpo di genio: il pezzo è molto più profondo di quel che si pensi ed è una critica a quei cantanti (soprattutto rappers) che antepongono sé stessi alla propria musica, mettendosi “in vetrina”, come suggerisce anche il video della canzone.
Infine, molti hanno definito Squallor di Fabri Fibra un ritorno a Mr. Simpatia (il suo secondo album da solista, il migliore a detta di molti compreso chi scrive e sicuramente il più rimpianto), ma sembra onesto specificare che Squallor è un ottimo cambio di stile, non un ritorno al passato.
Sarebbe comunque sbagliato non segnalare i vari riferimenti a Mr. Simpatia presenti in questo disco, delle vere e proprie chicche.
Alla fine di “Dexter” parte un brevissimo skit composto dal campionamento originale del verso “ogni rapporto che c’ho è una piaga, non me ne frega più un cazzo raga” del brano “Palle piene” (track 14 di Mr. Simpatia) però rallentato man mano fino a scomparire per poi aprire il brano “Non me ne frega un cazzo” cantato con Madman e Gemitaiz, i quali chiudono il pezzo con “stasera in tele guardiamo insieme Francesco Sole che si taglia le vene” che, oltre ad essere un altro riferimento a “Palle piene”, ha anche avuto l’effetto di far arrabbiare il vero Francesco Sole su Facebook.
In “Pablo Escobar/Skit Squallor”, invece, Fabri Fibra ripete un pezzetto dell’inizio della seconda strofa di “Non crollo” (altro famoso pezzo di Mr. Simpatia) per poi aggiungere subito dopo “volevi roba vecchia? Eccola, ora protesta”. Simpatico stratagemma per ironizzare sui fan che da anni lo martellano chiedendogli di tornare quello di un tempo (cioè “un fallito”, come disse lui stesso in “Chi vuol’essere Fabri Fibra?”).
Insomma, Squallor di Fabri Fibra è un album non per tutti ma sicuramente per chi chiedeva a gran voce un cambiamento di stile per il rapper di Senigallia. Senza alcun dubbio è l’album adatto da far sentire a chi pensa che il Fabri Fibra post-Mr.Simpatia sia solo “lo scemo che canta mi piacciono le donne le donne le donne!”.
Buon ascolto.