24 marzo 2024: il Papa rinuncia all’omelia in piazza San Pietro e prega. Un silenzio che vale più di mille parole.
Il 24 marzo 2024 il Santo Padre Francesco durante la celebrazione della Santa Messa della domenica delle Palme ha rinunciato a pronunciare l’omelia davanti a migliaia di fedeli radunati in piazza San Pietro.
L’evento, che sembra non avere precedenti nella storia della Chiesa, ha destato dapprima stupore, poi preoccupazione per lo stato di salute fisica del Pontefice. Ma, ad una più attenta riflessione, la rinuncia all’omelia in favore di un momento di preghiera personale rappresenta un gesto di invito nei confronti della Chiesa tutta ad unirsi al Santo Padre nel chiedere alla Divina Trinità di intervenire per raggiungere l’obiettivo della pace sulla Terra ponendo fine alle atrocità che imperversano in molti scenari di conflitto. Il Santo Padre ha fatto proprio il grido delle popolazioni oppresse dalla guerra, dalla sete di potere, dalla criminalità, dalle droghe e da tutti i mali del nostro tempo e non si è mai stancato di far presente ai leader mondiali l’importanza di costruire percorsi di pace, dispiegando risorse diplomatiche di primo livello attraverso l’operosa azione del Cardinale Zuppi, di Nunzi apostolici e Cardinali e mettendo a disposizione i buoni uffici per intavolare accordi e dare stabilità alle relazioni internazionali. Purtroppo, coloro che sono posti alla guida delle Nazioni continuano a mostrarsi indifferenti alle proposte diplomatiche avanzate dalla Santa Sede e dalle organizzazioni internazionali, in primis l’ONU.
La sofferenza del Papa è spirituale, prima che fisica, e richiama alla memoria gli appelli che i Papi Benedetto XV e Pio XII rivolsero ai leader delle Grandi Potenze per far cessare le atrocità, rispettivamente, della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Papa Francesco ha invitato più volte i cattolici del mondo a superare le differenze in nome dell’unità della Chiesa intorno ai valori cristiani. È paradossale che, proprio in questo tempo in cui nel mondo leader di religione cattolica sono al potere in molti Stati occidentali, come ad esempio il Presidente degli Stati Uniti Biden ed il Presidente francese Macron, l’umanità sia sull’orlo della terza guerra mondiale.
In una corsa contro il tempo per evitare il peggio, il raccoglimento nella preghiera rappresenta, pertanto, un invito alla meditazione per trovare la pace dapprima in noi stessi, poi nelle nostre famiglie, nelle relazioni sociali quotidiane e trasporre questo atteggiamento sul piano delle relazioni politiche e diplomatiche in questo momento storico in cui il linguaggio della guerra ha preso ormai il sopravvento nell’opinione pubblica, nella maggior parte della carta stampata e nei mass media. È della settimana scorsa, infatti, la dichiarazione del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel che, in vista del Consiglio europeo, ha affermato, riprendendo un antico motto latino, che “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”.
Torna quanto mai attuale il pensiero di Benedetto XVI che invitava ad andare controcorrente, a ribaltare il relativismo secolarizzante che attanaglia in una morsa di impietosa insensibilità le nostre società ed affermare il primato della ragione illuminata dai valori del cristianesimo e della dottrina sociale che si traduce nelle opere e si avvale della pace spirituale e materiale.