1 recensione di “Stupid White Men” di Michael Moore

Michael Moore è un nome che, come molti, associavo unicamente a famosi film documentari come “Fahrenheit 9/11” e “Bowling a Columbine“.

Recentemente, però, mi sono imbattuto in un suo lavoro decisamente meno conosciuto: un libro dal titolo “Stupid White Men” del 2001, tradotto e pubblicato in Italia nel 2003.

Per chi è sempre stato a conoscenza soltanto del Michael Moore regista, ed è curioso di sapere se questo suo saggio possa essere all’altezza dei suoi film, XCose presenta la recensione di Stupid White Men.

 

stupid white men Moore

 

Già dalle prime righe, Michael Moore mette subito le cose in chiaro: gli stupid white men sono principlamente loro: gli uomini del governo Bush, (ex) Presidente compreso. Ed è infatti a loro che è dedicata gran parte dei primi capitoli.

In particolare Moore si concentra molto su un mistero mai risolto legato alle elezioni presidenziali americane del 2000, che videro protagonisti il candidato repubblicano George W. Bush e quello democratico Al Gore.

stupid white men BushA detta di Michael (e molti altri), infatti, George Bush avrebbe “rubato” le elezioni e vinto soltanto grazie ad una serie di aiuti, compreso quello del fratello Jeb Bush, allora governatore della Florida, che avrebbe fatto sì che venisse manomesso il sistema elettorale attraverso piccoli stratagemmi, come negare il diritto voto a moltissimi cittadini neri della Florida.

Moore ci fa capire, però, che gli stupid white men non sono tutti repubblicani. L’autore infatti non risparmia critiche feroci anche nei confronti della classe politica opposta: i democratici, in particolare la figura di Bill Clinton.

stupid white men ClintonClinton viene tirato in ballo da Moore per la questione delle innumerevoli direttive incentrate sulla salvaguardia della salute e dell’ambiente che “il Presidente degli anni ’90” emanò a conclusione dei suoi 8 anni di presidenza. Si tratta di direttive che non entrarono mai in vigore e che, a detta di Moore, vennero sfruttate da Clinton unicamente per lasciare un buon ricordo di sé.

Restando in tema “sinistra”, Moore nel capitolo “Democratici difettosi in partenza” difende la figura di Ralph Nader (attivista ed esponente della sinistra radicale, supportato da Moore nella campagna elettorale del 2000) e si scaglia contro tutti quei politici “liberal” che in realtà, proprio come Bush, finiscono per stringere patti con le grandi aziende che inquinano l’ambiente.

Accusano Nader di averci dato Bush? Io accuso loro di essere Bush!

Ma il concetto di “stupid white men” non viene trattato soltanto in ambito politico, e di fatto il libro, dopo i primi capitoli, comincia a rivelare anche un certo interessamento nei confronti della società americana in generale. Ho trovato molto interessante, infatti, come Moore abbia “smantellato” il titolo del suo libro ed abbia analizzato e criticato singolarmente le tre parole che lo compongono:

Stupid white men coverStupid: Moore tratta infatti anche la questione dell’analfabetismo funzionale comune a moltissimi americani, in una nazione dove i media instupidiscono sempre di più il proprio pubblico (capitolo 5: “Idiot nation”).

White: viene trattata la questione della discriminazione razziale in America, specialmente in ambito lavorativo (capitolo 4: “Ammazza il viso pallido”).

Men: Moore parla anche della figura del maschio, in particolare della sua onnipresenza nei ruoli di spicco della società americana, a discapito delle donne (capitolo 7: “La fine del maschio”).

Tra i tanti ragionamenti seri e condivisibili, in Stupid White Men sono presenti anche alcune parti più ironiche, di queste la più divertente del libro, a mio parere, rimane quella in cui Michael descrive per filo e per segno i suoi incontri-scontri faccia a faccia con i vari membri della famiglia Bush: da George W. che lo intimò di “cercarsi un lavoro vero”, fino al dialogo con sua sorella Dorothy Bush. Quest’ultima, a suo dire, fu l’unica Bush dalla quale uscì vittorioso dallo scontro verbale, in quel caso incentrato sulle condanne a morte inflitte sotto i governi dei suoi fratelli.

Stupid White Men è quindi un’interessante altalena che oscilla tra lo stile “polemico” da film documentario che ha caratterizzato la carriera da regista di Michael Moore, e la satira politica pungente di stampo americano (ho trovato stupende certe battute sul network FOX News), il tutto mescolato bene con aneddoti personali dell’autore e dati reali sulla società e la politica americana.

Nonostante l’argomento possa sembrare datato, devo dire che ho apprezzato davvero molto Stupid White Men. E’ stato interessante scoprire certi retroscena degli anni della presidenza Bush e certe caratteristiche dello stile di vita degli americani. Inoltre, leggendo questo libro, ogni tanto non potevo fare a meno di pensare cosa sarebbe in grado di scrivere (o girare) Moore nel caso in cui Donald Trump venisse eletto presidente degli Stati Uniti.

Come non detto, pare sia già sulla buona strada:

Stupid white men Trump

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Emanuele

Nato nel 1994. Terminato il liceo scientifico, si iscrive all'Università Federico II di Napoli dove si laurea in Culture digitali e della comunicazione nel 2015 e in Comunicazione pubblica, sociale e politica nel 2018. Nel 2016 ha fondato XCose assieme ad alcuni amici, ma negli anni ha scritto articoli anche per Web a Colazione e Ambiente Solidale. Nel 2019 tramite Patreon ha collaborato ai testi di 3 episodi di Epic Rap Battles of History, di cui uno tutt'oggi inedito. Ha fatto un paio di interventi nello show comico americano Good Mythical Morning.