1 recensione (negativa) della saga Nevernight, di Jay Kristoff

Nel mio articolo sulle migliori saghe fantasy degli ultimi 20 anni non avevo menzionato Nevernight, che ultimamente ha fatto incassare un gruzzolo non indifferente a Kristoff e alla Mondadori.

La saga racconta di Mia Corvere, ex nobile sedicenne che si prepara a diventare una figura leggendaria, predestinata a far crollare imperi e con un potere oscuro. Nel primo libro Mia dovrà vedersela con adepti e maestri della Chiesa Rossa, una specie di Hogwarts degli orrori, per completare il suo addestramento da assassina e vendicare lo sterminio della sua famiglia.

Il secondo la vedrà gladiatrice e schiava, con un piano macchinoso che l’aiuterà a commettere l’omicidio per cui si prepara da anni. Nel terzo e (finalmente) conclusivo volume della saga, barcamenandosi tra pirati e Dei, l’assassina più buffata del pianeta scoprirà molte verità sul proprio passato e chiuderà i conti con il suo nemico.

Recensire questa saga è difficile, in quanto ha dei lati estremamente positivi ed altri fin troppo negativi, senza vie di mezzo; quando si legge un libro spesso si tende ad enfatizzare uno dei due lati lasciando “ma” o “però” alla fine. Nevernight è una saga totalmente ambivalente, che vede ad esempio una trama ben costruita per quanto riguarda gli intrecci, ma con troppe falle ed eccessiva attenzione a dettagli quantomeno tralasciabili.

Questa trilogia è ampiamente sopravvalutata, ed è un vero peccato considerando che la potenzialità di scrittura e costruzione della trama di Kristoff si avvicinerebbe a quella di Sanderson se solo non volesse strafare con Lore e umorismo.

Ciò che ho pensato la maggior parte del tempo è stato “Ma quanta roba ci sta buttando dentro?”

Non è affatto utile per la storia inserire continuamente elementi se poi non gli viene dato spazio di comprensione, estensione per respirare ed evolversi.

Ad esempio, la predestinazione della protagonista e del villain era davvero necessaria? Mia aveva già uno scopo, un obiettivo, perché aggiungerci anche il destino datole da una Dea nella quale non ha mai creduto e facilitarle la vita rendendo prima Scaeva il suo vero padre (clichè inutile), poi il reale antagonista non solo della saga, ma del regno! Tutto ciò vanifica il proposito originale, ovvero rendere Mia famigerata, poiché in questo modo diventa l’eroina, riportando l’eliocentrismo al suo stato originale, salvando la famiglia divina e il mondo intero dalla furia del folle imperatore malvagio.

La Lore è comunque molto interessante: ambientare un fantasy in periodo tardo romano è una scelta che avrebbe potuto rivelarsi azzardata ma invece ha creato un mondo interessante nel quale possiamo trovare riferimenti conosciuti e divertirci a scoprire le differenze. La presenza di più soli ed un diverso sistema planetario dovuto alla teologia è interessante, ma già utilizzato da svariati autori. Non so se Kristoff abbia mai letto Licia Troisi, ma molti elementi ricordano Le Guerre del Mondo Emerso, Pandora e I regni di Nashira.

Kristoff vuole scrivere una saga per giovani adulti accentuando elementi scurrili, ma la presenza di personaggi che continuano ad usare parole vietate ai minori non autorizza ad inserirle ogni due righe, non importa quanto la cosa venga ripresa e ricordata da chiunque sia nei paraggi (a volte gli stessi personaggi che hanno pronunciato la fatidica “parolaccia”). Anzi, risulta spesso snervante e superfluo. Le scene che dovrebbero essere più crude, come quelle di morte e sesso, diventano ridicole e semplicemente sboccate, i termini si ripetono in momenti simili (spesso anche nello stesso periodo) dando poco spazio alle novità. I personaggi dovrebbero avere una minima evoluzione, ma anche quel poco di crescita che subiscono non viene mai spiegato o reso in maniera esaustiva.

Questi cali di qualità sono un peccato, perché la storia finisce per somigliare ad una colonna vertebrale senza costole.

L’autore crede di arricchire il testo con note a piè di pagina divertenti, che effettivamente sono gli elementi più spassosi di una serie dall’umorismo altrimenti scadente. Quei lunghi intervalli inseriti quasi alla fine di ogni capitolo ti aiutano, si, a capire meglio il mondo in cui i protagonisti vivono, ma non sono affatto necessari, rischiano piuttosto d’interrompere il ritmo della narrazione distraendo il lettore con pezzi di World Building talvolta più appassionanti della trama reale. I reali colpi di scena si esauriscono alla fine del primo volume, dopo il quale l’effetto sorpresa diventa molto poco reale e inizi a capire quando i personaggi sembrano uscire un po’ troppo dal seminato.

Ad esempio, Kristoff passa il tempo a ricordare quanto la sua protagonista sia spietata e crudele, ma in realtà Mia non ha mai fatto nulla per meritare questi appellativi; al contrario, più volte ha rischiato di mandare a monte il suo piano per salvare le persone che le stavano più a cuore.

All’inizio della saga e nelle interviste ci presenta un’assassina che nasce, si sviluppa e muore (parafrasi dell’introduzione) nell’arco di questa trilogia, ma non possiamo che restare delusi scoprendo che la maggior parte della storia si svolge in meno di due anni e che Mia si comporta molto poco da assassina, in realtà. I molti nomi che si guadagna nel tempo non vengono mantenuti a lungo, comprese le poche ore in cui ospita un Dio. Il fatto di essere predestinata non fa che togliere valore ai suoi meriti, altrimenti messi in risalto da una reale volontà nel mandare avanti la propria storia.

Senza dilungarmi troppo sui dettagli, avevo molte aspettative dovute al fandom e alle prime pagine, che anticipano una storia piena di colpi di scena e innovazioni letterarie; entrambi gli elementi esagerano il reale svolgimento della trama, la struttura dei personaggi e la capacità descrittiva dell’autore.

Diamo alla saga di Jay Kristoff l’obiettività che merita: può piacere solo ad un lettore superficiale, incapace di analizzare il testo. La verità è che il grande pubblico ama libri come questi solo perché composto da adolescenti pronti ad emozionarsi per una scena di sesso o una parolaccia, elementi preposti a rendere il fantasy mediocre che hanno tra le mani una storia per adulti.

Una triste delusione.

Laura Sannini

Editor perennemente in guerra per la salvaguardia dei diritti (qualunque diritto), Laura è una fiera classicista e amante delle storie sotto qualunque forma. Tenta di farsi strada nel mondo, per nulla modestamente, esprimendo i suoi pensieri per iscritto senza peli sulla penna.