2024, un anno di fuoco. Attentato al Tycoon

Attentato a Trump, salvo per una frazione di secondi e pochi millimetri
Gli States scoprono le falle del security service

Di Filippo Battiloro.

Il 13 luglio 2024 alle ore 18,11 locali a Butler in Pennsylvania l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato colpito di striscio da proiettili sparati da un ventenne, Thomas Matthew Crooks. Il tycoon è stato ferito all’orecchio destro e, per pochi millimetri, si è evitata una tragedia che avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Questo evento avrà certamente dei risvolti nella politica interna degli USA, accentuati dalla campagna elettorale delle Presidenziali di novembre di quest’anno. Se da un lato, infatti, i repubblicani accusano il Presidente uscente Biden di non aver garantito l’efficienza del sistema di sicurezza durante i comizi elettorali e, in generale, in tutto il Paese, dall’altro i democratici hanno accusato il tycoon di essere uno dei principali artefici del clima di violenza che imperversa nel Paese.

È stata questione di secondi. Trump stava spiegando ai sostenitori l’incidenza dei flussi migratori indicando un grafico posto alla sua destra e rivolgendo il capo nella stessa direzione. Mentre Trump si voltava sul lato destro, il cecchino ha iniziato a sparare ed uno dei proiettili ha sfiorato l’orecchio dell’ex Presidente. Attimi di panico hanno preso il sopravvento sulla concitazione del comizio. Trump si è abbassato, ha notato il sangue scendere sulla parte destra del volto. Si è nascosto, quindi, dietro il podio mentre le guardie del corpo si sono dirette velocemente verso di lui per proteggerlo. Il tycoon si è rialzato, circondato dai bodyguard, ha mostrato il pugno alzato e incitato la folla a combattere gridando: “Fight! Fight!”. Se lo staff dell’ex Presidente americano avesse scelto di non utilizzare il grafico, ora probabilmente tutti staremmo raccontando una storia ben diversa.

Fonte immagine: agendadigitale.eu

Gli studiosi di politica americana e gli esperti di sicurezza hanno posto numerosi quesiti all’amministrazione Biden su come l’attentato sia potuto accadere, perché gli agenti della sicurezza non si sono accorti di nulla, per quale motivo non sono state prese in considerazione le segnalazioni di persone nel pubblico che avevano asserito di aver visto il cecchino sul tetto di uno stabile industriale a 150 metri dal palco e, in generale, cosa sarebbe successo se uno dei colpi sparati dall’assassino fosse andato a segno uccidendo l’ex Presidente. L’attentato ha, comunque, fatto registrare una vittima civile, un pompiere di Buffalo di nome Corey Comperatore, che partecipava al raduno. Inoltre, l’attentatore è stato ucciso pochi istanti dopo dai cecchini della security. Molti esperti ritengono che, se l’attentato avesse avuto successo, si sarebbero verificate conseguenze nefaste per l’America e per l’Occidente nel complesso, come ad esempio lo scoppio di una nuova guerra civile americana, l’implosione del Partito Repubblicano, proteste e tafferugli che avrebbero messo a ferro e fuoco gli States.

Il Servizio di Sicurezza ha mostrato evidenti falle. Il Presidente Biden è stato direttamente chiamato in causa dai giornalisti che lo hanno accusato di avere nominato dei funzionari alla sicurezza nazionale non all’altezza dell’incarico affidato, in primis Kimberly Cheatle, attuale capo del Secret Service, l’agenzia che si occupa della protezione dei Presidenti degli Stati e delle loro famiglie.

 

Nell’immagine Kimberly Cheatle, capo del Secret Service statunitense. Fonte immagine:. Ilfattoquotidiano.it

Corsi e ricorsi storici

Gli storici ricordano che non pochi sono stati i Presidenti degli Stati Uniti e i politici americani che hanno subito attentati con arma da fuoco. Tra i più noti sono da menzionare:

  1. L’assassinio del Presidente repubblicano Abramo Lincoln nel 1865 all’interno del Ford’s Theatre a Washington con un colpo d’arma da fuoco sparato dal sudista John Wilkies Booth.

 

Fonte Img: L’assassinio del presidente Lincoln (Currier & Ives, 1865) in Wikipedia.

  1. L’omicidio nel 1881 del Presidente James Abram Garfield, repubblicano, da parte di un avvocato disoccupato, Charles Guiteau.

  2. L’assassinio del Presidente repubblicano William Mckinley nel 1901 all’inizio del suo secondo mandato per mano dell’anarchico polacco Leon Czolgosz che gli sparò 2 colpi di rivoltella nell’addome.

  3. John Fitzgerald Kennedy, democratico, fu colpito a morte alla testa nel 1963, durante la seconda metà del suo unico mandato presidenziale, a Dallas in Texas per mano di Lee Harvey Osvald, un ex marine di simpatie marxiste durante una visita ufficiale alla città con la first lady Jacqueline.

 

Fonte immagine: raiplaysound.it

Tra i politici americani che, nonostante non abbiano ricoperto la carica presidenziale, sono stati vittime di attentati gravi e, talvolta, mortali è da ricordare l’omicidio del fratello di JFK, Bob Kennedy, che fu assassinato il 5 giugno 1968 subito dopo aver vinto le primarie in California. Se non fosse stato ucciso, avrebbe molto probabilmente ottenuto la nomination dal partito democratico nella sfida con Nixon per la Casa Bianca. Nel ’72 fu la volta del politico segregazionista George Wallace che subì un attentato che lo costrinse per sempre su una sedia a rotelle.

Infine, nel 1981 il neoeletto repubblicano Ronald Reagan subì un attentato ad opera di uno squilibrato. Nonostante il colpo di pistola gli avesse trapassato il polmone sinistro, Reagan sopravvisse.

Se da un lato la facilità nella reperibilità e nell’utilizzo delle armi negli Stati Uniti è di dominio comune, dall’altro emerge prepotentemente il tema delle carenze del sistema di sicurezza istituito dopo l’attentato al Presidente McKinley. È grave che la principale democrazia dell’Occidente non riesca ancora a garantire l’incolumità dei propri rappresentanti politici.

Ad ogni modo, la sopravvivenza e la reazione coraggiosa del tycoon gli assicurano un percorso in discesa verso la Casa Bianca, salvo ulteriori cambiamenti di rilievo nei prossimi quattro mesi di campagna elettorale.

Filippo Battiloro

Nato il 31 ottobre 1989 a Napoli. Laureato magistrale in Studi Internazionali col massimo dei voti presso l’Università L’Orientale di Napoli nel 2013 con tesi riguardante l’ingresso della Turchia nella Nato. Laurea triennale in Relazioni internazionali e diplomatiche presso la medesima Università con tesi in lingua francese riguardante le relazioni politiche e diplomatiche dei Paesi del Nordafrica con le Grandi Potenze durante le primavere arabe pubblicata da L’Orientale editrice. Master in Studi diplomatici conseguito presso la società SIOI- sez. Campania - Presidente: Prof. Giuseppe Tesauro. Esperto in lingua francese e inglese. Tirocini universitari svolti presso il Consolato britannico di Napoli e la Prefettura di Napoli – Uff. legalizzazioni e immigrazione. Ha svolto il servizio civile presso l’Ufficio Immigrati della Caritas diocesana di Napoli. Attualmente è Segretario amm.vo presso un ente che si occupa di distribuzione di derrate pubbliche e trasmissione di dati al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Ha fondato l’Associazione "Amici dei Combattenti e Reduci Napoletani ODV" che si occupa della promozione della storia e della diplomazia nelle relazioni internazionali.