3 libri in 15 giorni? Meglio una recensione de L’Attraversaspecchi

La saga de L’Attraversaspecchi ci ha incantati dalla prima parola grazie alla maestria dell’autrice nel tenere il lettore incollato alle pagine, desideroso di immergersi nel mondo che ci descrive. Purtroppo per i fan esteri l’attesa è difficile, in quanto la traduzione inglese, italiana ecc. arriva sempre con diversi mesi di ritardo rispetto alla pubblicazione francese.

All’inizio dell’anno sembrava che Echi in tempesta fosse finalmente destinato ad essere pubblicato il 15 di Giugno, ovvero oggi, dalla casa editrice E/O. Probabilmente per via della situazione Covid, la data è stata spostata di 15 giorni: il primo Luglio finalmente avremo tra le mani il quarto ed ultimo volume delle avventure vissute da Ofelia e Thorn, anche se ciò significherà dir loro addio.

In attesa del dolceamaro momento in cui potremo finalmente arraffare la nostra copia del quarto, sarà meglio rispolverare i primi tre!

Come incanalare una saga come l’Attraversaspecchi in un solo cassetto? Romantico, fantasy, steampunk, giallo, critica sociale… I romanzi della Dabos mescolano tanti generi letterari senza creare confusione nella trama, anzi, dando al lettore la possibilità di spaziare. Ogni genere di lettore può apprezzare questa narrazione, che non perde mai il filo, non annoia anche nei periodi morti, non permette di staccare gli occhi dalla pagina anche senza cliffhanger.

Raccontare la trama mi parrebbe superfluo, quindi mi soffermeró sui tratti prettamente costruttivisti della storia: chi vuole evitare spoiler è invitato a fare attenzione, da quì in poi.

Partendo dalla costruzione dei personaggi posso affermare che mi è stato difficile collocarlo in un’età precisa, tutt’ora ho problemi a capire quanti anni abbiano i due protagonisti, ma ciò non ci impedisce di avvalerci di descrizioni accurate tanto del loro aspetto quanto dell’ambiente circostante. Non vengono esplorati i caratteri secondari, ma non è necessario: ciò che serve per la trama lo abbiamo a disposizione, non sentiamo alcun bisogno di saperne di più. Christelle Dabos non inserisce elementi superflui, non permette distrazioni dai temi principali che sono già tanti, non spreca l’attenzione del lettore; tra questi vari temi ritroviamo la critica alla teologia, alle varie religioni, come anche alla discriminazione e al classismo, traspare in ogni romanzo, aumentando man mano che il mondo si espande. Partendo dagli spiriti di famiglia, figli di un Dio dai tratti più umani che mai, un essere sovrannaturale che ha bisogno di volti e poteri altrui per mostrarsi, senza riflesso ma con mille ombre. Dio è il più umano di tutti: commette errori, non è onnisciente ma schiavo delle proprie pulsioni quanto qualsiasi animale, situazione aggravata dal complesso di sé stesso. Tutti i seguaci che tentano di eguagliarlo o superarlo sembrano non notare le falle nei suoi gesti.

La storia tra Ofelia e Thorn non infastidisce anche se scontata, una commistione tra La Bella e la Bestia, Cime tempestose e Twilight, ma con i propri forti tratti caratteristici. La totale ingenuità di Ofelia in materia tante volte porterebbe il lettore a scuoterla urlandole di svegliarsi ogni volta che Thorn le nasconde il proprio attaccamento senza curarsi della confusione che il proprio comportamento criptico può causare non solo in lei ma anche in noi lettori. Il narratore infatti non è onnisciente, vediamo sempre tutto dai miopi occhi della protagonista, quindi abbiamo poco modo di capire le reali intenzioni del gelido uomo finché non le palesa apertamente. Thorn non mente mai a sé stesso e agli altri, per quanto sia difficile dimostrare i propri sentimenti è evidente che viva per proteggere chi ama, ed ama Ofelia dal momento in cui impara a conoscere la coraggiosa donna che si rivela una volta arrivata al Polo. Non a caso Thorn è da subito in grado di attraversare gli specchi, poco dopo il periodo in cui Ofelia ha più difficoltà in quanto non si riconosce più in sé stessa.

Il colmo è che la ragazza passa più tempo travestita e nascosta, fingendosi un’altra (o un altro, nel periodo in cui impersona Mime in I fidanzati d’inverno), ma il momento di maggiore confusione arriva quando toglie ogni maschera ne Gli scomparsi del Chiardiluna e scopre di non voler ammettere una verità. In generale vediamo una donna che resta fedele a sé stessa pur crescendo: non si fa influenzare dal mondo circostante, non fa davvero mai parte di nulla, nemmeno sulla propria Arca di origine veniva considerata un’outsider. L’evolversi della sua personalità non la cambia come personaggio, è il naturale srotolarsi della trama che la forma, in quanto chiunque venendo a contatto con il mondo esterno deve reagire per integrarsi.

Il fatto che non mostri mai la propria personalità e non usi mai i propri poteri (che invece avrebbero potuto essere sfruttati maggiormente senza le restrizioni autoimposte) la rende inizialmente scialba. Il tratto caratteristico, di conseguenza, cambia per ogni libro. In I fidanzati d’inverno, ad esempio, è la sua salute cagionevole, la quale si mostra spesso e volentieri un elemento di disturbo nello svolgersi della storia.

Per quanto la struttura del mistero da risolvere sia ricorrente, nel corso delle storie incappiamo in situazioni diverse, soprattutto a seconda delle Arche su cui Ofelia si trova. Il clima che gli abitanti di Anima hanno instaurato è familiare, il più simile all’ottocentesco steampunk che permea universi come quello di Harry Potter, in cui i personaggi tendono a conoscersi tutti tra loro. Il Polo, in particolare Città Cielo, ricalca naturalmente la corte di un re, in questo caso del figlio di una divinità, nella quale intrighi e violenza non solo sono all’ordine del giorno, ma vi si entra in contatto dal primo istante in cui si arriva sulla fredda e inospitale Arca. Babel è meno chiara, più difficile da analizzare nel dettaglio in quanto multiculturale e vasta, in richiamo alla sua controparte reale.

Ognuno di questi micropianeti rispecchia la personalità del proprio spirito familiare: Anima gira attorno alla capacità di infondere vita negli oggetti al punto da trasformarli in famigli, non solo sul proprio pianeta ma anche sugli altri: c’è la possibilità che Ofelia abbia reso tale l’orologio da taschino di Thorn contro la volontà del proprietario!

Il Polo sembra formato da bugiardi e profittatori, i quali fingono di essere soggetti alla volontà del proprio spirito ma che lo imbambolano impedendogli di interessarsi davvero al Paese che governa (come dicevo, la critica politico – sociale è sempre evidente). Babel, infine, è governata da due spiriti che ne incarnano perfettamente l’ambiguità: possiamo individuare senza ombra di dubbio la commistione tra Polluce ed Helena, figure associate alla mitologia greca, alle forme di divinità induiste come Ganesha. Abbiamo già notato questo stile nella definizione di pomo come arancia invece di mela, ma pur sempre simbolo di conoscenza proibita. 

Babel viene palesemente considerata (in particolare dagli autoctoni) l’unico luogo in cui sia possibile raggiungere un livello completo d’istruzione. Differentemente dalla sfida a Dio che la caratterizza nella tradizione ebraica, questa Babele viene gestita da due dei suoi figli più fedeli, tanto da rifiutare spesso la verità in favore di una più semplice menzogna autoindotta. Il sistema di apprendimento permette a qualunque essere umano dotato o meno di poteri di accedere all’istruzione, come in una scuola pubblica, ma ciò non impedisce la presenza di fazioni, bullismo e violenza. Il multiculturalismo ripreso dalla mitologia è solo una facciata.

I primi due romanzi, chiusi nella corte di Faruk, sfociano in una chiassosa terza storia ambientata a Babel, con cui la Dabos ha ricreato il mito di Babele, la mitica torre ricostruita più volte, la ziqqurat di conoscenza spesso ripresa nell’immaginario collettivo.

Ofelia, che viaggia tra le Arche, segue questa evoluzione restando fedele ai propri principi pur interpretando ruoli differenti a seconda di quel che le viene richiesto, sempre per venire incontro ai bisogni (espressi o meno) di Thorn, seppur contrari ai suoi stessi desideri.

In conclusione, nonostante questa saga venga paragonata e accomunata ad altre (Queste oscure materie, Harry Potter ecc.) non me la sento di limitarmi ad una banale alternanza di generi. L’Attraversaspecchi ha creato un rapporto di stretta dipendenza nei suoi lettori, personalmente ho letto i primi tre libri in meno di una settimana e credo che la pubblicazione di Echi in tempesta porterà molti dei fan a rileggere velocemente i primi tre in queste due settimane che ci separano dal primo Luglio!

Laura Sannini

Editor perennemente in guerra per la salvaguardia dei diritti (qualunque diritto), Laura è una fiera classicista e amante delle storie sotto qualunque forma. Tenta di farsi strada nel mondo, per nulla modestamente, esprimendo i suoi pensieri per iscritto senza peli sulla penna.