1 opinione impopolare: il Live Action di Mulan non fa schifo.
Nel 1998 la Disney ci ha presentato Hua Mulan, eroina indiscussa dell’infanzia femminile: la prima guerriera femminista presentataci da questo colosso dell’animazione. Abbandona la famiglia, la casa, la serenità per travestirsi da uomo e combattere il nemico che minaccia il suo paese, impara l’arte della guerra vincendo la battaglia contro gli Unni e quella contro le restrizioni di genere imposte dalla società in cui vive.
18 anni dopo, nel 2015, inizia a girare la voce che sia in preparazione un Live Action più fedele alla leggenda, senza canzoncine e con un grande punto interrogativo: come verrà gestito il whitewashing stavolta?
Per quanto riguarda la scelta degli attori, dopo molte ricerche Liu Yifei è diventata il nuovo volto della guerriera cinese, con lei Gong Li, Donnie Yen e soprattutto il celeberrimo Jet Li, nel ruolo dell’Imperatore.
Una volta scelta anche la regista (Niki Caro, non asiatica come richiesto ma comunque una novità per la Disney in quanto donna) sembrava tutto risolto; a metterci lo zampino sono stati tanti GRANDI imprevisti, tra cui la pandemia mondiale potrebbe non essere considerato il peggiore! Per cominciare, il film avrebbe dovuto vedere la luce nel Novembre 2018, ma venne rimandato di due anni per far posto a Lo Schiaccianoci (se ne è valsa la pena lo lascio decidere a voi).
Difficile passare oltre il supporto mostrato apertamente dalla Yifei nei confronti della polizia di Hong Kong durante le proteste degli ultimi due anni, gesto che ha provocato il boicottaggio dal nome #boycottmulan. Una polemica simile si era scatenata alla vigilia di Wonder Woman per Gal Gadot, non mi sembra che sia stato un flop.
Nonostante ciò, negli Stati Uniti era previsto il lancio per Marzo 2020… peccato per il lockdown che ha impedito agli spettatori di recarsi al cinema, problema più per il vecchio Walt che per noi, considerando i milioni spesi per la produzione. Ma l’alternativa era a portata di mano: la piattaforma Disney+ è arrivata al momento giusto, facendo concorrenza a Netflix e Amazon Prime dal primo giorno.
Il Live Action finalmente è diventato disponibile il 4 Settembre… dietro pagamento. Il pubblico si è scatenato: minacce, petizioni, insulti, sintomi di delusione da ogni canale. Peccato che il 5 l’avessero già visto tutti!
Non una parola positiva è stata usata per descrivere questo lungometraggio, ma non credo sia sorprendente: dopo un’attesa di anni dal primo trailer, le controversie politiche, la richiesta di pagamento della pellicola in aggiunta a quella della piattaforma (nonostante fosse ben specificato nei termini di accettazione), la Disney non poteva sperare in un’accoglienza migliore.
Diciamocelo: in generale i Live Action non sono stati amati dal pubblico, nonostante aggiustamenti e cast stellari, ma perché tutto questo gigantesco odio contro Mulan? Dicono che sia antifemminista.
Secondo la mia opinione la maggior parte degli spettatori ingenuamente si aspettavano troppo da un film che prometteva esattamente quello che ha dato, ovvero un allontanamento dai classici canoni Disney: ambientazione e cast cinese, combattimenti secondo lo stile wuxiapian, assenza di Mushu e Shang (ma soprattutto della mitica nonnina)… il punto è che ci siamo abituati a contare le differenze con i cartoni animati invece di osservare i Live action per quello che sono: film autonomi che vanno interpretati come tali!
Il Mulan del 2020 non ha troppe pretese, si può serenamente vedere a qualunque età con lo stesso spirito che accompagna Il Grande e potente Oz o Dumbo, non si finge ciò che non è: senza nulla togliere alla magnifica opera del 1998, ma questo film non è identico perché NON DEVE ESSERLO, non è mai stato presentato come una copia (a differenza de Il Re leone e La bella e la Bestia), ma un’alternativa. Magari non la migliore, ma di certo nemmeno meritevole di tanto odio.
Ma la più grande scemenza per me è stata scrivere OVUNQUE che abbia distrutto il femminismo del ’98. Essendo tanto fedele alla leggenda originale non fa altro che ripetere gli stessi valori, anzi! La polemica sta nella scelta da parte della protagonista di seguire il modello maschile per adeguarsi… ma cosa vi aspettavate di diverso? Deve travestirsi da uomo, fingersi un uomo, combattere come un uomo, ma è l’unica che riesce a distinguersi per le sue capacità e, differentemente dal film d’animazione, rivelarsi in quanto donna sarà una sua scelta! Per me è molto più femminista e corretto questo espediente, piuttosto che farla smascherare per una ferita.
Mulan decide di essere sé stessa in ogni ambito, unendosi in battaglia ai suoi commilitoni e salvandogli le chiappe Già VESTITA DA DONNA, arrivando anche a mettere in pericolo la propria vita pur di proteggere i compagni e il suo paese. È stata persino aggiunta una strega che la riconosce non solo come sua pari, ma come guerriera capace di farsi ascoltare dalla società maschilista e repressiva che le circonda.
Certo, forse senza le canzoncine è difficile capire il messaggio “Se continui a mentire sulla tua identità non potrai mai mostrare il tuo potenziale”, ma cerchiamo di muovere il neuroncino anche senza l’aiuto da casa.
Parlando del potenziale inespresso è d’obbligo menzionare il chi, l’energia cosmica che distingue Mulan dai suoi commilitoni e le permette di compiere acrobazie spettacolari senza sforzo; questo è un appunto che farei se decidessi di evidenziare le differenze femministe con il cartone animato, dove la protagonista non ha nulla più degli altri se non la costanza nell’allenamento. Ma, come dicevo, non è questo l’argomento che sto portando all’attenzione del lettore, al contrario: Mulan non è un capolavoro di cinematografia, si perde sulle piccole cose (la fotografia avrebbe potuto essere l’elemento centrale della pellicola, ma l’abbondanza di primi piani ne prende il posto) e non vale la cifra che Disney+ chiede, ma probabilmente senza tutte le polemiche, l’attesa e le aspettative, il grande pubblico non si sarebbe tanto accanito su un normalissimo film da domenica pomeriggio quale alla fine si rivela essere.