1 Recensione di L’inconfondibile tristezza della torta al limone, di Aimee Bender
Questo libro è stato un’altalena continua, una montagna russa emotiva.
Ero partita senza troppe speranze, volendo conoscere quest’autrice di cui non avevo mai sentito parlare ma che riscuoteva abbastanza successo.
Le prime pagine mi hanno sconvolta, appassionandomi tanto da farmi divorare il libro in poche ore, tenendomi sulle spine con i continui flashback e riferimenti a diversi momenti della vita di Rose, la protagonista, da farmi attendere con ansia sempre crescente la parte successiva.
Il finale, invece, mi ha delusa: tranquillo, ma soprattutto non spiega gran parte del mistero! Espediente narrativo che probabilmente contribuisce al rendere il libro molto piacevole, ma personalmente non ho mai amato i misteri irrisolti, quindi mi sono ritrovata a sperare in una qualche intervista della Bender, una rivelazione, una parola, che permettesse al lettore di concludere con una risposta.
Niente da fare, quindi la delusione resta, ma essendo personale non toglie nulla alla capacità del libro nella sua interezza di farsi amare in ogni sua sfumatura!
I personaggi sono tanto distanti tra loro, perfetti nelle loro imperfezioni, ognuno ha il proprio carattere difficile da comprendere appieno e quindi sempre più interessante da esplorare.
Partendo da questa nonna fisicamente lontana, quasi invisibile, ma continuamente presente (in maniera quasi prepotente) con i suoi pacchi regalo pieni di cianfrusaglie amate o meno, fino all’ultimo giorno.
Andando avanti con due genitori che si amano e restano insieme a modo loro, conoscendosi quel tanto che basta per non cambiare i ritmi della coppia nonostante i bisogni siano tanto lontani.
Rose percepisce l’insoddisfazione della madre, che si manifesta sottoforma di enorme buco emotivo, impossibile da riempire nonostante (e forse proprio a causa de) l’onnipresente entusiasmo per ogni persona o mestiere in cui incappa, fingendo di accontentarsi della propria vita coniugale.
Un padre distante, che a malapena si accorge di non essere solo nella stanza, dovendo fare l’appello mentale dei presenti, ma che man mano si dimostra sempre più saggio, più utile e presente di quanto non sembrasse in precedenza.
Joseph! Il primo, amatissimo figlio, il fratello maggiore ammirato e reputato un genio dall’intero quartiere, tanto da spingere la madre ad allontanarlo dalle noiose lezioni scolastiche e provocare quindi un afflusso di preoccupazione da parte di docenti ed assistenti sociali. Joseph, il più grande mistero del libro, che ha passato la vita a scrutare l’universo in ogni sua forma e non si sa se abbia mai trovato le risposte che cercava.
L’amore di una vita per George si manifesta nell’adolescenza in particolare sottoforma di disprezzo per chiunque altro fin quando non riesce ad esprimerlo.
I sentimenti di Rose sono sempre molto forti, soprattutto la generale indifferenza verso chiunque non faccia parte della propria cerchia stretta; probabilmente ciò è dovuto dalla sua capacità di percepire i sentimenti altrui attraverso il cibo.
Bisogna ricordare che per lei ogni pasto, anche uno spuntino, è come una seduta di psicoterapia divisa tra persone e materie prime, in cui la dottoressa è lei. Non riesce a vedere il suo “potere” come un dono, poiché molto spesso le persone cucinano distrattamente, mettendo nella preparazione tutti i loro dispiaceri. Al contrario, sua madre cucina mettendo impegno e passione in ogni boccone, quindi anche il resto della sua anima viene messo a nudo facilmente, arrivando come un colpo di cannone alla bambina di nove anni costretta a conoscere il vuoto che attanaglia l’anima di sua madre.
Questo dettaglio è molto importante, perché quale bambina di nove anni vorrebbe sentirsi tanto disorientata e priva di “paracadute”? Tra l’assenza del padre e l’indifferenza del fratello, Rose si sentiva al sicuro solo tra le braccia dell’amata madre; se mangiando un pezzo della torta al limone preparata la persona dalla quale dovresti ricevere attenzione, sicurezza, stabilità, scopri che è invece un concentrato di paura, tristezza e vuoto, naturalmente rischi di assimilare queste caratteristiche.
Lo sconcerto, la disperazione, la solitudine di Rose sono presenti in ogni sua interazione con gli altri, il lettore riesce a percepire ogni cosa, compresa l’invidia per la famiglia perfetta della migliore amica, Eliza, percepita attraverso un semplice panino; la scena straziante in cui la povera bambina cerca di strapparsi la bocca è quasi una sfida a non piangere.
Potrei continuare a parlare di questo capolavoro che passa dalla descrizione di queste fortissime emozioni alla ricerca di soluzione per i misteri di una famiglia i cui membri sembrano lontani come continenti, ma lascerò al lettore la scelta: tentare o meno di entrare in questo mondo immersivo?