1 recensione di “La canzone del mare”
Un viaggio nel mondo leggendario della cultura Irlandese, attraverso la nuova fantasia di Tomm Moore:
“La canzone del mare“, il nuovo film candidato agli Oscar come miglior film d’animazione.
Eccovi una recensione con riassunto del film.
Mescolando genio e antiche mitologie locali, il regista crea una storia che ruota attorno alla figura delle selkie, crature mitologiche che “collegano” il mondo terreno con quello marittimo, avendo la capacità di mutare la loro forma da umana in quella di foche.
E’ questa la vera identità della protagonista del film, una bambina di sei anni incapace di parlare: Saoirse.
Amata da tutti tranne che dal fratello maggiore Ben, che nutre un profondo sentimento di rabbia nei suoi confronti per l’improvvisa sparizione della madre alla nascita della bambina, attirata misteriosamente dal mare, la bambina troverà nascoste in casa una conchiglia magica, appartenente al fratello, e il manto bianco che le permetterà di trasformarsi e scoprire la sua vera natura.
Allontanati dalla loro casa sul faro e da loro padre in seguito alla fuga in mare di Saoirse, lei e Ben saranno portati dalla nonna a vivere in città, ritenuta un posto più sicuro e consono a dei bambini.
Addolorato dall’avvenimento, Ben, seguito (contro la sua volontà) dalla sorellina, tenterà di scappare dalle grinfie della nonna e tornare a casa, e proprio durante questo viaggio scoprirà la veridicità delle leggende narrategli dalla madre e l’identità della sorella.
Sarà stesso questa scoperta a indurlo ad accudire la sorella ed aiutarla nel suo scopo: liberare l’animo dell’antico popolo delle storie , i cui abitanti sono tenuti prigionieri dell’apatia dalla strega civetta Macha, che tramuta la gente in pietra rubandone le emozioni, grazie alla forza della sua voce.
In seguito poi al rapimento della sorellina a opera di Macha, il viaggio verso casa diventerà un vero e proprio salvataggio della vita di Saoirse.
Un racconto che scende nel profondo, toccando gli abissi dell’emotività umana.
Con la sua non eccessiva durata di 93 minuti ci culla con le sue melodie, dolci e rilassanti; la tipica musica celtica adottata è un’onda che si infrange delicatamente contro il muro della realtà, distinguendosi dal caotico frastuono che ci ha accompagnati fino fuori della sala cinematografica, immergendoci in una più che lieta e rilassante visione.
Avendo scelto un tema estremamente toccante, il film è diretto non solo a bambini ma anche ad adulti.
La trama infatti ruota sia attorno all’avventura dei due protagonisti, che attorno al dolore che l’uomo affronta, e il modo in cui si pone; attraverso la tecnica dell’intreccio si crea un parallelismo tra la tragica storia di Saoirse e Ben e quella del mondo magico, crendo un legame tra realtà e fantasia, tra la vita dei bambini e la leggenda che tanto amano.
Il dolore del padre, l’apprensione della nonna, l’apparente cattiveria di questa nel tentare di aiutare i nipoti, si ritrovano nei personaggi delle antiche leggende, creando così uno specchio attraverso cui è possibile cogliere meglio l’indole dei personaggi del film.
Attraverso disegni semplici, dai contorni morbidi, i disegnatori hanno realizzato una scenografia estremamente delicata e sofisticata nel contempo; affascinanti sono soprattutto le rappresentazioni legate al mondo marino o a quello magico in cui i bambini si ritroveranno.
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