1 chiacchierata con Valerio Novara, autore di Portami alla vita

Portami alla vita. Separazioni è il primo volume della trilogia fantascientifica di Valerio Novara, un progetto che non punta a essere l’ennesimo tassello nel mosaico del genere sci-fi autopubblicato, ma che spinge a riflettere sul trattamento riservato al pianeta Terra e al futuro che stiamo costruendo, o meglio distruggendo, per noi e i nostri figli. Una storia da leggere fino in fondo, senza lasciarsi scoraggiare da qualche piccolo incidente di percorso narrativo, perché solo fidandoci di Liam, Angela, Will, Michael, Yaomi e Roger potremo arrivare ad apprezzarlo davvero e a cogliere il significato profondo che l’autore vuole comunicarci. Facciamo anche 1 chiacchierata con Valerio Novara, autore di Portami alla vita, per scoprire con lui altri aspetti della vita da scrittore.

Ci parli un po’ di te?

 

Ho iniziato a scrivere questo libro in un periodo della mia vita in cui ho dovuto fare i conti con ansia e attacchi di panico: scrivere mi ha letteralmente salvato. In più, sono sempre stato appassionato dall’astronomia e dalla scienza, perciò quando ho visto in tv che Zuckerberg progettava di finanziare una missione interstellare su Alpha Centauri, ne ho approfittato per dire la mia e immaginare cosa ci potrebbe essere (o non essere) fuori dal nostro Sistema Solare, con un occhio a ciò che sta succedendo qui sulla Terra (inquinamento, cambiamento climatico, plastica nel mare).

 

Qual è il tuo romanzo preferito e la/le penna/e a cui ti sei ispirato per la tua trilogia?

 

Un po’ a sorpresa, la penna a cui mi sono ispirato non è del genere fantascientifico, o meglio, è più inerente al genere fantasy-storico. Sto parlando di George Martin, autore della saga de Il Trono di Spade: il suo stile, il suo dare tanti punti di vista diversi (con 5, 6 o addirittura 7 protagonisti in un unico libro), i capitoli intitolati con il nome del protagonista di quel capitolo (cosa che ti permette di non spoilerare troppo ciò che succederà) mi ha letteralmente ispirato. I suoi libri sono fra i miei preferiti.

 

In più di un’occasione hai detto che la scrittura ti ha salvato da un periodo in cui soffrivi di attacchi di panico. Visto che spesso l’atto di scrivere ha un potere catartico, hai proiettato te stesso in un personaggio particolare, o hai preferito distaccarti da questo tipo di dinamica? Sempre che sia possibile.

 

Buona domanda. In realtà c’è molto di me e di quello che ho vissuto in quel periodo in ognuno dei tre protagonisti del mio libro, uno dei quali donna. È stato molto affascinante mettermi nei panni di una ragazza della mia età, capirne i pensieri e gli stati d’animo. In ognuno ci sono miei punti di forza e mie debolezze, ma in generale ho cercato di caratterizzarli il più possibile e di renderli tutti diversi ai fini della storia. In ognuno c’è tutto quello che avevo dentro e che non ero riuscito a tirare fuori, prima di scoprire la scrittura. Una cura, letteralmente.

 

Dopo la prima esperienza negativa di pubblicazione con una casa editrice, ci riproveresti in futuro o ti sei convertito al self publishing?

 

Per un autore esordiente è sempre difficile farsi pubblicare dalle grandi case editrici, così inizialmente accettai un contratto editoriale con una piccola realtà non a pagamento, per fortuna. Solo che poi per problemi di distribuzione, mancato editing etc ho deciso di rescindere il contratto e autopubblicarmi. Nonostante questo, ho appena terminato la stesura di un nuovo romanzo (che esula dalla saga di Portami alla vita), ma che voglio provare a pubblicare con una grande casa editrice. Provarci non costa nulla, vediamo cosa succederà.

Quanto è difficile per un autore auto pubblicarsi, seguire le campagne social, gestire tutta la filiera della pubblicazione quasi in solitaria?

 

Non è facile, anche se a me piace stare lì a creare post, contenuti grafici e postare regolarmente sui miei profili social per incuriosire i potenziali lettori. Ci vuole impegno costante e molta pazienza, ma i risultati piano piano arrivano. Per quanto riguarda l’iter di autopubblicazione, per fortuna non ho fatto proprio tutto da solo perché mi sono fatto aiutare da persone competenti a livello grafico e per l’impaginazione.

 

Portami alla vita non è semplicemente un libro di fantascienza ma un invito a riflettere sulle condizioni in cui stiamo riducendo la nostra “casa”, e sul fatto che non esista un pianeta b. Si tratta di uno dei tanti e diversificati gridi d’allarme, un po’ come fa Angela all’Onu. Qual è la tua posizione in merito, da uomo, futuro padre, e scrittore?

 

Credo che l’umanità abbia già passato il punto di non ritorno, ma voglio credere che la speranza sia sempre l’ultima a morire e che le coscienze si stiano pian piano smuovendo. Perché è da ogni nostro singolo gesto che passa il futuro dei nostri figli e se c’è ancora qualcosa da salvare, qui su questo pianeta, lo dobbiamo soprattutto a loro.

la.grafite

Laura Andrea Parascandolo, per vezzo la.grafite, è un'editor maniaca del controllo, amante della parola in forma scritta, alla continua ricerca della perfettibilità. Dalla consulenza alla stesura, dal consiglio alla correzione, la sua matita si presta a qualsiasi tipologia di testo, a patto di mimetizzarsi tra le righe grigie dei vostri notebook. Ha una parlata caratteristica, colorita, abbondante di metafore e similitudini, spesso un tutt'uno con la sua scrittura. Bibliofila, divoratrice di storie, soprattutto di romanzi storici e classici della letteratura inglese, ha reso la lettura, l'acquisto, lo scambio e la catalogazione compulsiva di libri il cuore pulsante della sua vita.