6 gradi di manifestazione
Manifestare è un verbo caro a tutti gli studenti. Ma quanti significati può assumere? Anche se spesso una manifestazione studentesca scivola nel ridicolo, in quanto somiglia più a una puerile scusa per saltare la giornata invece che a una presa di coscienza intorno a un determinato tema, può accadere, una volta su mille forse, che essa dispieghi il suo significato nella sua accezione più intima. Quando ciò si verifica, una manifestazione studentesca diventa occasione di crescita, di arricchimento, di ampliamento dei confini della soggettività di tutti. Queste mie considerazioni, che toccano un tema che mi coinvolge in prima persona in quanto studente, derivano in particolare da quanto accaduto lunedì 27 Novembre 2017 agli studenti del liceo “Quinto Orazio Flacco” di Portici (vedi qui).
Una manifestazione. Una manifestazione diversa dalle solite e sterili manifestazioni-protesta degli istituti superiori di fine Novembre, una manifestazione che non ha avuto una connotazione politica, né sociale, né economica e non è stata un pretesto per fare una mera e inutile assenza scolastica. No, non è stato niente di tutto ciò, è stato qualcosa di nuovo, qualcosa che va oltre: è stata una manifestazione di solidarietà, una manifestazione di inaspettata unione, ma soprattutto è stata una manifestazione interiore che ha colto in modo sottile e forse inconsapevole la coscienza di tutti. Io non farò nomi , non scriverò di cosa è accaduto né dei modi e neanche delle motivazioni, perchè questo è ciò che è stato fatto, io scriverò di ciò che si è sentito. Non scriverò del passato, scriverò del futuro.
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