14 volte in cui Ron Weasley è stato distrutto nei film

Molti considerano Ronald Weasley “l’amico stupido di Potter”, appellativo che gli viene dato principalmente dopo aver visto i film senza aver letto i libri. Perché, effettivamente, hanno purtroppo dato a Rupert Grint la parte di un personaggio che somiglia molto all’ultimo maschio dei Weasley, ma ne prende solo i lati negativi!

Il coraggio e la lealtà che Ron dimostra in ogni possibile occasione vengono messi regolarmente da parte da ogni regista e sceneggiatore che ha preso in mano un libro della Rowling e ne ha fatto… beh, quello scempio che tutti conosciamo. Mi riferisco in particolare al fatto che negli ultimi 5 film hanno eliminato o dato infinitesimale importanza a discorsi in realtà importantissimi, facendo Ronald peggiore di quanto non sia.

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3 motivi per leggere Banana Yoshimoto

Ieri, ventiquattro luglio, la scrittrice giapponese Mahoko Yoshimoto, meglio nota come Banana, ha compiuto gli anni: quale occasione migliore per dedicarle una riflessione? Banana e io ci siamo “conosciute” a cavallo tra il 2009 e il 2010, quando la mia professoressa di italiano del liceo ci assegnò per le vacanze di Natale cinque libricini, tra i quali c’era anche Kitchen. Il primo approccio è stato senza dubbio strano, non sapevo come inquadrare quella scrittrice dal nome bizzarro che parlava di cucine, morti e tè alla pera (dettaglio che mi è rimasto impresso). Fortuna che, dopo qualche anno, questo stesso tè alla pera è tornato a solleticare i miei ricordi spingendomi a una rilettura. Quello è stato il punto di non ritorno, il momento in cui mi sono innamorata del suo stile così diverso dal solito e di cui non ne avevo mai abbastanza. Sono ancora lontana dal concludere la sua backlist perché col tempo sono sopraggiunti altri amori letterari, ma voglio comunque omaggiarla parlandovi delle ragioni per cui trovo sempre piacevole immergermi in una delle sue storie. I miei 3 motivi per leggere Banana Yoshimoto.

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3 migliori dissing del rap italiano

Assistere a un litigio è una cosa abbastanza spiacevole, ma quando sono dei rapper a dirsene quattro lo scontro può diventare spettacolo e, perché no, anche arte.
È il caso dei dissing: termine afroamericano che deriva da “disrespecting” e indica una traccia rap interamente rivolta contro qualcuno, solitamente contro un collega rapper.
Il rap game, si sa, è fatto anche di scontri verbali fra i suoi esponenti: ne è un esempio la famosa diatriba East Coast contro West Coast in America, patria dell’hip hop.
E i rapper italiani, pur non nutrendo asti territoriali come i colleghi americani, negli anni non hanno mancato di scontrarsi fra loro a suon di rime.
Tra i dissing del rap italiano ce ne sono di aggressivi, di lunghissimi e di assurdi. Io ho voluto raccogliere i miei tre preferiti in questo articolo. Enjoy!

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1 Recensione di Kill Your Friends, John Niven, 2008

La critica alla società capitalistica è sempre impressionante in Niven, continua a creare questi personaggi straricchi, stradrogati, che ben sanno di essere crudelmente destinati alla solitudine ma preferiscono così. Foriero di un linguaggio ben oltre i limiti del consentito, ecco a noi Steven, il nostro protagonista, che incarna una sorta di American Psycho all’inglese. Nessun background (elemento che potrebbe affascinare quanto distrarre dalla trama principale), nessun legame, solo colleghi, gente che odia (o sarebbe meglio dire disprezza) e invidia, una serie di menzogne che reggono il castello di carta su cui basa la propria carriera.

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28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 2

L’artigianato non smette mai di stupire. Anche quando ci si trova di fronte a due persone che sembrano produrre lo stesso oggetto, o molto simile, non bisogna cadere nell’errore di dire che “sono la stessa cosa”. Magari producono manufatti che appartengono alla stessa categoria, ma è importante capire che, inevitabilmente, ognuno di loro imprimerà sempre la sua personalissima impronta. Il piccolo pezzo di esperienza di cui parlavo la settimana scorsa. È anche vero che i “ladri” esistono, quelli che rubano il lavoro altrui fingendo che sia proprio, quindi attenzione! Ispirarsi è giusto, copiare per mancanza di inventiva no. Tutto sta nella sincerità dell’artigiano stesso. Quelli che vi ho proposto sono portatori di autenticità, e non vedo l’ora di presentarvi i 28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 2.

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1 elogio della musica mashup e 1 diario sulla realizzazione di Snooping As Usual e Cool Fan

C’è un genere musicale che più di tutti mi ha catturato negli ultimi anni. Si tratta di quello che viene definito mashup, o più nello specifico mashup comico.
Quest’amore nasce nel 2017 con la scoperta della trilogia di album di Neil Cicierega (qui la mia recensione del suo Mouth Moods), ma i primi sentori c’erano già da ragazzino con l’ascolto dell’album Paté D’Animo di Claudio Bisio in collaborazione con Elio e Le Storie Tese, che includeva una serie di canzoni mashup tra cui la splendida Alfonso 2000.

Armato di passione crescente per la musica mashup e di appositi programmi per l’editing audio, nel 2018 decido di cominciare anch’io a giocare un po’ con la musica, tenendo ben a mente i capisaldi che rendono quei mashup tanto eccellenti.

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1 Recensione di Echi in tempesta, di Christelle Dabos

Con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto avevo preventivato, ho avuto modo di concludere questa saga. Avrei voluto scrivere “finalmente”, ma la verità è che nessuno vorrebbe mai abbandonare il mondo in cui si cala iniziando un libro, in particolare se ben strutturato e affascinante come quello de L’Attraversaspecchi.

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28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 1

L’artigianato è una di quelle attività poetiche, poliedriche che, pur tra mille difficoltà, resiste nella sua immortalità. Quella dell’handmade è un’etichetta inclusiva, non discriminante, anzi accogliente verso le numerose sfumature che un oggetto artigianale può assumere. Nei secoli scorsi, prima dell’era della fabbrica e della catena di montaggio, tutto era fatto a mano, mentre oggi sono poche le realtà che ancora rifiutano di rinunciare alla bellezza dell’unicità. Ed ecco che arrivano in soccorso i social, vetrine che, se ben sfruttate (almeno in teoria), possono offrire un grosso aiuto a chi dedica la propria vita alla creazione di pezzi di anima che andranno ad abitare le vite altrui. Su instagram mi ci imbatto continuamente, da quelli alle prime armi ai più esperti, ed è raro trovarne qualcuno che non incontri almeno in minima parte il mio gusto. Non a caso è stato molto difficile scegliere gli artigiani di cui parlare: ogni volta che ne escludevo uno mi sembrava di fargli un torto, senza contare gli infiniti altri che non conosco nemmeno. Decidere però era essenziale, quindi mi sono posta un brutale limite di follower, 15.000, a cui attenermi per poter fare una scrematura. Basarsi sui numeri quando si parla di artigianato è assurdo ma, in un certo qual modo, è stato utile perché mi ha permesso di identificare ed esaltare quelli che secondo me non sono abbastanza premiati dall’algoritmo di instagram. Ecco, quindi, i miei personali 28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 1.

Ho voluto evitare di dividerli per categorie dato che si sta parlando di persone con molteplici sfumature e non di macchine, infatti saranno presentati in ordine alfabetico, così come sono, senza forzature o limitazioni di sorta.

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1 chiacchierata con Giulia Zorat, autrice de Il sapore delle parole inaspettate

Il sapore delle parole inaspettate è l’opera prima di Giulia Zorat, un piccolo romanzo che parla d’amore, non solo di quello tra uomo e donna, ma del sentimento universale capace di unire tutto e tutti, e di mantenere vivi i legami umani anche dopo la morte. Un libricino dolceamaro, profondo quanto basta, mai banale. Visto che l’ho già suggerito come lettura per l’estate, facciamo anche 1 chiacchierata con Giulia Zorat, autrice de Il sapore delle parole inaspettate, per conoscerla meglio.

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