1 lato positivo ma non troppo

Mascherine, coprifuoco, distanziamento, lockdown, zone rosse: il mondo che pensavamo di conoscere ci sta mettendo a dura prova da un bel po’ di mesi e continua a farlo, ecco perché credo sia fondamentale riuscire, o almeno provare, a mantenere una certa positività lucida e razionale, che non si nutra solo di belle speranze ma di riflessioni (ri-flessioni, flessibili, flessibilità). Lungi da me approfondire questo discorso, è troppo complesso e personale per essere affrontato qui ma vorrei condividere con voi il ricordo di un film dal titolo emblematico che mi ha da sempre colpito per il suo modo molto spontaneo di far passare concetti importanti.

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24 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente: Xmas edition

A luglio ho deciso di dedicare una coppia di articoli ai miei artigiani del cuore, a quelli che giorno dopo giorno tentano di farsi strada sul social più in voga del momento, instagram. Una vantaggiosa vetrina all’apparenza che, però, nasconde le sue insidie, ecco perché ho deciso di offrire un nuovo contributo al mondo dell’artigianato in vista del Natale. “Cosa? Siamo solo a ottobre!” potresti dirmi, eppure per questi lavoratori dicembre non è mai troppo lontano, infatti tendono ad anticiparsi di parecchi mesi per poter soddisfare tutti i loro ordini. Grazie al magico potere della condivisione online, da luglio a oggi ho scoperto altri nomi di cui, in vista della festa più magica dell’anno, vorrei parlarti, senza dimenticare alcuni già presentati che, per l’occasione, studiano delle creazioni apposite. Iniziamo subito con i 24 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente: Xmas edition, magari ti do qualche idea!

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1 recensione de L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot

Lo scorso anno nelle sale cinematografiche statunitensi è approdato un film dal titolo bizzarro, un ibrido tra storico, azione e fantasy in grado di incuriosire senza saper spiegare bene perché, forse solo per vedere di cosa si tratta. La pellicola costituisce il secondo lavoro del regista Robert D. Krzykowski e ha come protagonista Calvin Barr, un discreto ed efficientissimo uomo dell’esercito a cui viene affidata la missione del secolo, uccidere Adolf Hitler e mettere fine alla Seconda Guerra Mondiale. Il Calvin del passato è interpretato da Aidan Turner, più che credibile in un ruolo che riveste con facilità, con la giusta dose tra fredda calma e calorosa emozione di un uomo d’altri tempi che ha interpretato anche in Poldark. Eppure il destino di Calvin non si esaurisce qui, c’è infatti la sua controparte impersonata da Sam Elliot, impeccabile nella sua pacata malinconia che sa andare oltre le parole, comunicare con uno sguardo che, seppur portatore di un diverso tipo di magnetismo, condivide con la sua versione giovanile. Se la missione del soldato era uccidere Hitler, quale sarà quella per cui l’FBI, una sera come tante altre, bussa alla porta del pensionato? Se vuoi scoprire altro ti consiglio di continuare la lettura di 1 recensione de L’uomo che uccise Hitler e poi il Bigfoot.

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1 libro non è sempre meglio

Quello dei lettori è un mondo con la m maiuscola, con le sue norme, diritti, doveri, generi, suddivisioni, classifiche e chi più ne ha più ne metta. Una delle regole che ne regge le fondamenta è “il libro è sempre meglio”. Di cosa? Di tutto!

Ne è stato tratto un film? Il libro è meglio.

Una serie? Già un’altra cosa rispetto al film ma il libro è su un altro livello.

Si legge prima il libro o si guardano gli eventuali prodotti audiovisivi che ne derivano? Che domande, si legge prima il libro!

Con queste righe non intendo polemizzare o criticare, anzi, la mia è solo una descrizione ironica di alcuni schemi tipici che caratterizzano la maggior parte dei lettori, in cui non sempre mi ci rivedo e che mi serve da spunto per parlare del retro della medaglia: film (animati e non) e serie tv come bacino di nuovi desideri libreschi e di prodotti alternativi da gustare perché no, 1 libro non è sempre meglio.

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1 telecomando per persone: tutorial semiserio

Da un corso di scrittura possono nascere le idee più variegate, ispiranti o stupide, frutto dell’estro del momento. È così che nella mia testa è nata l’idea di un telecomando per persone, sviluppata poi in un racconto di dubbio gusto, e alla ricerca di una rivalsa con questo articolo-tutorial. In fin dei conti non è un progetto così malsano: Frank Coraci nel 2006 ci ha anche fatto il film con Adam Sandler Cambia la tua vita con un click. Nel lungometraggio il protagonista Michael Newman (Adam Sandler), stufo di confondere sempre il telecomando della tv con quello del condizionatore e viceversa, decide di andare a comprarne uno universale. Al negozio trova il commesso Morty, che è in realtà l’angelo della morte, che gliene vende uno dalla forma bizzarra e funzioni spettacolari. Attenzione però: il telecomando si autoprogramma in base ai pulsanti più spesso schiacciati dal suo proprietario e, dettaglio da non trascurare, non può essere abbandonato o distrutto, il contratto con chi lo ha acquistato non è rescindibile. Ma non è questo il punto. La vera questione è: cosa accadrebbe se un telecomando del genere esistesse davvero? Non quello di Morty dotato di memoria propria, ma uno di cui il proprietario avrebbe sempre il controllo. La prima reazione potrebbe essere “Fantastico, ne voglio uno. Dove si compra?”, perché insomma, se usato a dovere non può causare danni, no? Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica, ecco perché ho deciso di progettare insieme a voi 1 telecomando per persone con un tutorial semiserio.

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1 recensione su Carrie Pilby

Per la maggior parte dei lettori un libro è quasi sempre meglio dell’eventuale film o serie tv che ne viene tratto ma, talvolta, capita che si scopra prima il prodotto filmico e poi il libro, dando vita a un desiderio di confronto al contrario. Carrie Pilby, lungometraggio tratto da Lo strano mondo di Carrie Pilby di Caren Lissner (2003), è uno di questi. La pellicola del 2016 diretta da Susan Johnson si lascia guardare con grande piacere, riuscendo a trasmettere messaggi importanti senza perdere leggerezza e ironia. È la stessa protagonista che, nonostante un carattere non facile e una rigidità talvolta difficile da comprendere, riesce a entrare nel cuore dello spettatore, spingendolo a desiderarne ancora, a scoprire la sua versione originale per una conoscenza più approfondita. Le differenze libro-film sono impossibili da evitare: trattandosi di due media con funzionalità, scopi e strategie emotive diverse non si può pretendere che i due prodotti siano sovrapponibili, senza contare la differenza di visione tra scrittore e regista/produttore. Nel caso di questa geniale diciannovenne però pesano un po’ di più, risulta più difficile ignorare e giustificare lo scarto tra i due. Il tutto rientra sempre in una questione soggettiva, quindi ecco 1 recensione su Carrie Pilby, la mia.

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1 elogio alle stelle tra mito, arte e letteratura

Quella del dieci agosto, giorno in cui si celebra San Lorenzo, è nota per essere la notte delle stelle cadenti: tanti occhi puntati contro il cielo alla spasmodica ricerca di una fulminea cometa da individuare, e a cui affidare un desiderio. In realtà il periodo in cui lo sciame meteorico delle Perseidi è visibile a occhio nudo, previo condizioni meteo-ambientali adeguate, è molto più esteso: va da fine luglio alla terza settimana di agosto circa, con un picco intorno al dodici del mese. Stando a queste informazioni la correlazione con il giorno di San Lorenzo non avrebbe molto senso, ma nonostante tutto l’uomo non si stancherà mai di scrutare il cielo alla ricerca di qualcosa, specie se portatore di fortuna. È anche vero che in ogni tradizione culturale gli eventi assumono significati e collocazioni temporali diverse, ma per quel che riguarda l’Italia cattolica il nesso sta nella cristianizzazione della festa pagana di Acca Larentia, moglie di Priapo e Madre Terra; da potere fecondativo le comete ne guadagnano uno sacro in quanto lacrime del santo martire. Per celebrare questo evento pregno di magia e suggestione, seppur ingenue, ho deciso di proporre le più famose rappresentazioni delle stelle nella cultura, 1 elogio alle stelle tra mito, arte e letteratura.

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4 storie per capire meglio la sindrome di Asperger

4 storie per capire meglio la sindrome di Asperger: di cosa si tratta per l’esattezza?

L’autismo è una sindrome di cui si sente sempre più parlare, di certo non una novità ma una condizione che al giorno d’oggi è più evidente rispetto al passato.

Esiste una causa scatenante? Sì, ma non è ancora certa.

È curabile? No, si può solo contare su terapie farmacologiche e comportamentali per aiutare i soggetti a entrare in contatto col mondo e a comunicare.

È importante chiarire che non si tratta di una singola sindrome ma di uno spettro, un’ampia gamma di sfumature dalle più lievi alle più invalidanti. A questo spettro appartengono anche gli Asperger, i quali presentano una sintomatologia piuttosto diversa, tant’è che a volte non li si riconosce subito come autistici.

Sono infatti molto più loquaci e propensi alla socializzazione, anche se in modo eccentrico, schietto, talvolta brutale, inconscio di certe norme sociali per loro poco significative. Presentano, di base, meno manierismi motori e guadagnano prima una certa indipendenza, ma non sono esenti da stereotipie. Mentre gli autistici possono sviluppare “fissazioni” per oggetti specifici o parti di essi, gli Asperger fanno lo stesso con gli interessi, mostrando una propensione all’approfondimento fino all’inverosimile, fatto che può rivelarsi anche molto positivo perché indica una caparbietà fuori dal comune. Essendo anche loro soggetti a una scala di gravità della sindrome, non si possono stabilire sintomi validi per tutti e, alcuni di loro, ne presentano molti che li avvicinano di più agli autistici classicamente intesi come rigidità, bisogno di schemi d’azione e ragionamento semplici e ripetitivi, categorizzazioni ben definite (dai colori che non possono essere mischiati, nemmeno nei cibi, alla classificazione di tutto ciò che li circonda secondo categorie non fraintendibili), mancanza di senso dell’umorismo, difficoltà nel comprendere frasi il cui significato non sia letterale (proverbi, battute e modi di dire sono un incubo per loro), insofferenza al contatto fisico.

Questi sono solo alcuni degli esempi possibili, ma non mancano eccezioni ed espressioni affettive ed esperienziali del tutto positive e sorprendenti. La parola d’ordine è comprensione.

Fortuna che l’industria culturale non esita a proporre prodotti sul tema, permettendo a tutti di affacciarsi sul mondo di queste persone per qualche ora, senza dover ricorrere a manuali scientifici. Ecco, quindi, 4 storie per capirli meglio, un libro, un film, una serie e una docuserie.

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3 motivi per leggere Banana Yoshimoto

Ieri, ventiquattro luglio, la scrittrice giapponese Mahoko Yoshimoto, meglio nota come Banana, ha compiuto gli anni: quale occasione migliore per dedicarle una riflessione? Banana e io ci siamo “conosciute” a cavallo tra il 2009 e il 2010, quando la mia professoressa di italiano del liceo ci assegnò per le vacanze di Natale cinque libricini, tra i quali c’era anche Kitchen. Il primo approccio è stato senza dubbio strano, non sapevo come inquadrare quella scrittrice dal nome bizzarro che parlava di cucine, morti e tè alla pera (dettaglio che mi è rimasto impresso). Fortuna che, dopo qualche anno, questo stesso tè alla pera è tornato a solleticare i miei ricordi spingendomi a una rilettura. Quello è stato il punto di non ritorno, il momento in cui mi sono innamorata del suo stile così diverso dal solito e di cui non ne avevo mai abbastanza. Sono ancora lontana dal concludere la sua backlist perché col tempo sono sopraggiunti altri amori letterari, ma voglio comunque omaggiarla parlandovi delle ragioni per cui trovo sempre piacevole immergermi in una delle sue storie. I miei 3 motivi per leggere Banana Yoshimoto.

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28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 2

L’artigianato non smette mai di stupire. Anche quando ci si trova di fronte a due persone che sembrano produrre lo stesso oggetto, o molto simile, non bisogna cadere nell’errore di dire che “sono la stessa cosa”. Magari producono manufatti che appartengono alla stessa categoria, ma è importante capire che, inevitabilmente, ognuno di loro imprimerà sempre la sua personalissima impronta. Il piccolo pezzo di esperienza di cui parlavo la settimana scorsa. È anche vero che i “ladri” esistono, quelli che rubano il lavoro altrui fingendo che sia proprio, quindi attenzione! Ispirarsi è giusto, copiare per mancanza di inventiva no. Tutto sta nella sincerità dell’artigiano stesso. Quelli che vi ho proposto sono portatori di autenticità, e non vedo l’ora di presentarvi i 28 artigiani dell’instagram da conoscere assolutamente parte 2.

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